L’acciaio
non viene bene al cinema. L’altro film omonimo troncò a Pirandello la carriera
di sceneggiatore, e a Soldati per anni, suo sostituto, e al regista tedesco
Ruttmann. Ruttmann
si rifece con la moglie di Erich M. Remarque (un
capitolo a parte di quel primo “Acciaio” è la moglie di Remarque, Jutta
Zambona, che dopo avergli rivisto “Niente di nuovo sul fronte occidentale” e
scritto l’ultimo capitolo, lo lasciò per il muscoloso Ruttmann, il regista, che
intanto collaborava con Leni Riefenstahl nel capolavoro che non si può vedere, “Trionfo
della volontà” – Remarque si consolò al Lido di Venezia con Marlene Dietrich, e
dopo la guerra con Paulette Goddard).
Mordini
se ne tiene lontano, sulla traccia del
romanzo premiato di Silvia Avallone, raccontando una storia di speranze
e di amori – di lei per lui, di lei per lei eccetera. Guardando l’Elba, l’isola di fronte, l’ultima estate di sogni di due ragazze. In una Piombino deserta, dopo la stagione (il sogno?) industriale. Invece delle fiamme e il fumo dell’acciaieria, una città metafisica.
Stefano Mordini, Acciaio
Nessun commento:
Posta un commento