martedì 27 novembre 2012

I tre errori del Colle sull’euro

Succede che un ambasciatore faccia proprie le ragioni del paese dove è in missione invece di quelle del suo paese: è una sindrome di Stoccolma che ha sempre funestato l’arte diplomatica. Puri Purini è stato ambasciatore a Berlino dal 2005 al 2009 e ancora ne è convinto, delle buone ragioni della Germania. Sul “Corriere della sera” celebrava in aprile, al tempo del massimo spread fra i titoli italiani e quelli tedeschi (quasi il 6 per cento!), “lo splendido isolamento tedesco”. Senza un solo accenno critico ai cancellierati reazionari di Angela Merkel, una politicante aggrappata alla sua sofferente maggioranza relativa - il tipo del politico furbesco che solleva i sassi per inciamparvi dentro: nella fattispecie il petty nationalism della petty bourgeoisie tedesca, per tirare in lungo la crisi dell’euro e godersi i vantaggi relativi dell’indebolimento degli altri, l’Italia e la Francia soprattutto.
Così, il suo ricordo migliore del Quirinale è di Wolfgang Schäuble che dà un buffetto a Ciampi, al momento della nascita dell’euro a fine 2001: “Si ricordi, lei e solo lei rappresenta per la Germania la fiducia nel suo Paese di fronte ai complessi adempimenti della monta unica”. Una lezione a Ciampi, presidente della Repubblica, ex presidente del consiglio, ex ministro del Tesoro, ex governatore della Banca d’Italia, da parte di un signore che oggi è finalmente ministro di Angela Merkel e all’epoca era un capopartito bavarese. Uno che – aggiunge Puri Purini senza ironia – scopriva in Ciampi “un’Italia che ignorava”. Ma non è questo il solo limite.
Il libro dell’ambasciatore, sottotitolo “Al Quirinale, con Ciampi negli anni in cui tutto cambiò”, ricorda la sua esperienza di consigliere diplomatico dell’ex presidente, negli anni “eroici” della nascita dell’euro, dal 14 maggio 1999 alla primavera del 2005. Ma si rafforzavano in quegli anni – ormai per l’euro era tutto predisposto – una serie di errori monetari che hanno indebolito l’Italia, e l’hanno introdotta nell’euro come in una sorta di gabbia. Tutti purtroppo dovuti a Ciampi.
Il primo errore era stato la rivalutazione della lira sul marco, tra il 1990 e il 1991, sempre per la politica di “stringere la cinghia”. Come una palla alzata alla speculazione, che ebbe gioco facile nel 1992 alla svalutazione della lira, un trauma di cui ancora paghiamo le conseguenze.
Il secondo errore fu entrare nell’euro senza consolidare prima il debito. Cosa che invece ha fatto, già dalla fine degli anni 1980, il Belgio, che da un debito al 137 per cento del pil è sceso al 90 nel 2001. Spendendo ogni meno degli introiti fiscali, vendendo gli immobili e altre pertinenze pubbliche di nessuna utilità, vendendo l’oro della banca centrale. La tassa europea richiesta da Ciampi con Prodi per far quadrare i conti all’ultimo momento e accedere all’euro fu aggiuntiva e non riduttiva – e fu anche restituita.
Il terzo errore fu di accettare la parità di un euro per due marchi. Un’altra stretta alla cinghia che comportò praticamente il raddoppio dei prezzi, anche se gli indici statistici addomesticati non lo rilevarono, e un indebolimento della domanda generale in Europa.
Su questi presupposti la lettura di Puri Purini, purtroppo, più che eroica è malinconica.
Antonio Puri Purini, Dal Colle più alto, Saggiatore, pp. 328 € 17,50

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