Paul-Jean
Toulet, Le Controrime
giovedì 29 novembre 2012
Il contropelo alla Belle Èpoque
Toulet
piaceva a Gesualdo Bufalino (perché piaceva a Sciascia?), che ne fece la
ponderosa traduzione. Dopo la monografia di Giuliana Toso Rodinis, della serie
“Il Castoro”, nel 1967. Un poeta di mezzo - mezzo crepuscolare mezzo
dannunziano. Con un tratto d’umorismo. “Ammira dei giaggioli il rosso aguzzo
grido,\ e il cipresso che, nero, di glicine s’infiora,\ e quell’ibisco infine
il cui cuore si gloria\ d’un ciuffo d’oro verde. Sul serio: perché ridi?”. Ma
più è umorista del linguaggio e del costume, di quel Fine Secolo, o fine della
Belle Èpoque, di cui Proust andava creando l’apoteosi.
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