Il Giappone ha un debito pari al 220 per cento del pil, contro il 120 per cento circa dell’Italia. Ma ha un rating migliore di quello italiano. E nell’ultimo decennio lo ha avuto anche molto migliore, di due e tre gradini. Né si può dire la differenza giustificata dall’economia: nell’ultimo decennio il Giappone ha subito tre recessioni, e da quasi un anno è nella quarta. Il rating migliore del Giappone si spiega solo con la potenza delle sue multinazionali. Che sono anche committenti delle agenzie di rating. Mentre la debolezza dell’Italia è stata accentuata nel momento in cui si è individuata una faglia nell’euro.
Dieci anni fa, all’avvio dell’euro e ancora dopo, a rapporto debito-pil non migliore di quello di oggi, lo spread del Bot sul Bund era di 30-40 punti base (0,3-0,4 per cento), fisiologico. Quando le incertezze del secondo governo Merkel nella crisi successiva ai sub prime, e le imprudenze della Bundesbank, hanno aperto la faglia nell’euro, le agenzie di rating sono intervenute selettivamente. Hanno messo nel mirino un debito nazionale piuttosto che un altro a condizioni analoghe di rischiosità. Non hanno toccato la Francia o il Belgio, dove grandi banche sono fallite e grandi corporations sono sovvenzionate, e hanno attaccato l’Italia, dove le banche sono le più solide. Inoltre, hanno attaccato con la strategia degli Orazi e Curiazi. Non subito, e non collettivamente, il debito europeo. Che sarebbe stata l’unica cosa da fare: il debito euro è europeo, checché si dica della debolezza dell’unione monetaria, ancorché addebitato a questo o quel paese - come si fa a dare il massimo dell’affidabilità al debito tedesco se solo fallisse la Grecia? Un errore è stato fatto alla creazione dell’euro
http://www.antiit.com/2009/03/consolidare-il-debito.html
e ora non c’è altra soluzione al debito se non europea.
Le agenzie di rating hanno attaccato, a scadenza arbitraria, questo o quel paese che poteva essere rappresentato più debole. La Grecia per le note ragioni. Poi l’Italia, che non presenta nessun rischio, ma dove l’opinione pubblica è settaria e prezzolabile. Per ultimo la Spagna di cui tutti sapevano da sempre che il boom era fittizio e di giro. E ora, l’“Economist’” ne è l’araldo, puntano la Francia.
http://www.antiit.com/2009/03/consolidare-il-debito.html
e ora non c’è altra soluzione al debito se non europea.
Le agenzie di rating hanno attaccato, a scadenza arbitraria, questo o quel paese che poteva essere rappresentato più debole. La Grecia per le note ragioni. Poi l’Italia, che non presenta nessun rischio, ma dove l’opinione pubblica è settaria e prezzolabile. Per ultimo la Spagna di cui tutti sapevano da sempre che il boom era fittizio e di giro. E ora, l’“Economist’” ne è l’araldo, puntano la Francia.
È come se le agenzie di rating facessero il “lavoro sporco”, puntando l’Italia, o la Francia, per puntare l’euro. Il downgrading preventivo dell’Italia, in rapporto all’upgrading costante del
Giappone, è più un’apertura della faglia alla speculazione sull’euro che un giudizio cautelativo.
La agenzie di rating non hanno d’altra parte alcuna funzione istituzionale o d’interesse pubblico. Lavorano per gli interessi proprietari – le agenzie di rating sono private. E degli stessi soggetti analizzati, attraverso forme di cointeressenza, più o meno dichiarate: le agenzie di rating prosperano con le commissioni, e sono le aziende, le banche, i gruppi finanziari a commissionare le analisi.
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