È difficile smarcarsi, Girard è acuto
lettore e sempre regala al suo lettore lampi e “tagli” sorprendenti. Qui ha Shakespeare
parodista. Dante romanziere, come già Chrétien de Troyes, e sant’Agostino nelle
“Confessioni”. Racine sartriano. Marivaux critico sociale. Oltre a note di ordine generale: “Nel nostro universo
culturale … la competizione è l’anima del sesso, non la libido freudiana”. Vede anche molto più
di quello che c’è, e questo è un bene per il lettore e un male. La “letteratura
dell’Io per l’Io”, il dandy “professionista dell’indifferenza” e il sesso come
insensibilità estrae da un’analisi dei romanzi di Roger Vailland. E chi è
Vailland? Un autore già spento nel 1959, l’anno dell’esegesi, quando bisognava
pagare un tributo al Pcf, il partito Comunista francese di cui Vailland era una
colonna. Una performance di rispetto dunque.
Ma reduce dall’ossessione dell’ossimoro.
Di cui è vero che “Romeo e Gulietta” abbonda, ma con questo esito ultimo, nel
2007: “Vedo nell’ossimoro il segno precursore del diluvio di violenza e di pornografia
che oggi si abbatte sui resti della nostra cultura”. E: “Occorre considerare i grandi romanzi coe un’unica
totalità dialettica” – un incubo, una punizione?
Apodittico, dunque. Dopo essersi esercitato,
mirabilmente è vero, al gioco del rovescio, di questo che è invece quello. In
questa età dei quattro cantoni, il gioco per cui
la spia fa il giudice, il prete lo sbirro, l’arbitro segna i gol, e il calciatore
fischia.
Per cui “il desiderio più forte poggia sulla frustrazione e non sull’appagamento
dei sensi”. Qualche volta, o sempre? “Le legge del desiderio mimetico è la
frustrazione universale”. Tutto quindi è frustrazione, anche la letteratura,
che richiede molta applicazione, e l’antropologia mimetica.
Mimetismo
Questa raccolta di saggi, dal 1953 al
2007, codifica il pensiero, trino e uno, di Girard: l’invidia regge il mondo, e
anche l’amore. Qui si tratta del desiderio – il primo dei filoni di ricerca di
Girard, il secondo, più propriamente antropologico, della violenza del sacro,
lo vede celebrato esegeta del capro espiatorio. Del desiderio o dell’amore.
Dove il capro espiatorio è lo stesso desiderante, l’innamorato. Attraverso la
costante autoimmolazione che è il desidero mimetico. La self-deception, l’autoinganno.
Detto così, non è un pensiero attraente,
mentre Girard lo è, ma è il suo pensiero. Girard è attraente perché la sua
esemplificazione lo è, essenzialmente letteraria, di personaggi e autori - e
nel terzo dei suoi tre filoni di ricerca, quello che fa capo a “Delle cose
nascoste dalla fondazione del mondo” (1978), biblica. Il desiderio è imitazione
del desiderio di un altro, uno cui il desiderante attribuisce un prestigio
speciale, e che ritiene egli stesso desiderante-innamorato. Con questo schema
Girard spiega attraente la storia di Paolo e Francesca in Dante. Ma non più
quella di Romeo e Giulietta in Shakespeare. Qui ha ricorso all’ossimoro - che in
effetti infesta la tragedia, ma non è il solo barocchismo di Shakespeare, e non
infetta la tragedia dell’amore.
Girard usa mimesi nel significato
originario (aristotelico) di imitazione. E in quello posteriore (hegeliano) di
dialettica, dell’identità come contrario. L’imitazione trasferita con Proust
nello snobismo, nel primo saggio seminale di Girard, “Menzogna romantica e
verità romanzesca”, 1961. L’affettazione che maschera una competitività
compulsiva al limite della misantropia. Quella interiore, magari mascherata di
sociabilità.
La sua “antropologia” rivoluzionaria del
mimetismo, sulla questione del sacrificio nel sacro, meglio si applica alla
religiosità – tema del secondo testo seminale, “La violenza e il sacro”, 1972.
In letteratura consente “altre” letture, ma lascia fuori l’amore amante. E poi è
difficile dire Proust in qualche modo religioso – poiché il mimetismo in
amore-letteratura è Proust. Senza contare, nello specifico, che gli
dei sono buoni e giusti, noi siamo colpevoli e dobbiamo espiare, “a questo
scopo il prezzo più potente è il sacrificio”,
questo l’aveva teorizzato già Joseph De Maistre in Russia, il principe dei
reazionari, a margine delle “Serate di Pietroburgo”, o “Conversazioni sul
governo temporale della Provvidenza”.
René Girard, Geometrie del desiderio, Cortina, pp. 137 € 13
Nessun commento:
Posta un commento