martedì 6 novembre 2012

Il giallo Excelsior

L’uomo è Conan Doyle, dopo che ha “ucciso” il suo detective. In un elaborato pastiche su due personaggi e due episodi reali. Conan Doyle investigatore in proprio, nei dieci anni circa tra la morte presunta di Sherlock Holmes e la sua riapparizione nel “Mastino dei Baskerville”, è protagonista di una storia del 1900. In parallelo si svolge il caso di Richard Lancelyn Green, lo studioso di Doyle morto nel 2004, mentre era in lite con uno degli eredi dello scrittore per alcune carte del lascito scomparse che si volevano vendere all’asta. L’uno in nome proprio, in compagnia dell’amico Bram Stoker, futuro autore di “Dracula”, lo studioso col nome di Alex Cale, principe degli Irregolari di Baker Street, i fan di Sherlock Holmes.
Doyle e Stoker indagano il caso di quattro fanciulle femministe, quindi nemiche di Doyle ma vittime di un antifemminista spietato. Quatto ragazze belle e bombarole, un po’ saffiste un po’ sognatrici dell’abito bianco da sposa, che resuscitano Morrigan, “la dea irlandese della guerra e delle profezie”, unendosi nel segno del corvo a tre teste, uno dei suoi simboli. Cale come Green si vuole spiato prima della morte, e come lui subisce una morte violenta che indirizza i sospetti sull’erede-nemico – come già nel racconto di Sherlock Holmes, qui saccheggiato, “L’enigma di Thor Bridge”.
Una chicca per sherlockholmesiani. Erudita, quasi esoterica. Ma anche per i non iniziati. La soluzione c’è, che di tutte le convenzioni del giallo Moore dice l’unica irrinunciabile – “la giustizia è facoltativa, la soluzione obbligatoria”. Con una filologia che non disturba. C’è Londra fine Ottocento in dettaglio. Con i trucchi di scrittura di C. Doyle in bella vista. E c’è, rappresentato, spiegato, il vero humus di Doyle-Holmes, che non è lo scientismo ma il ballo Excelsior. Con la fiducia, “il romanticismo del mondo razionale”. A ragione veduta. Doyle viene sospinto verso il lato Stoker, dell’irrazionale invincibile nella partita col razionale, con “la luce pura e brillante della logica” e “il fulgido futuro della scienza”. Che però subito metabolizza e razionalizza. La luce elettrica irrompe abbagliante, e la regina Vittoria non può durare a lungo: “Nel luminoso ventesimo secolo la ragione avrebbe dominato il mondo”, dice Doyle-Holmes. Non è avvenuto, ma fu un Fine Secolo sicuramente più determinato, anche coraggioso, della Fine Millennio, malgrado internet e ora l’iphone.
Graham Moore, L’uomo che odiava Sherlock Holmes, Rizzoli, pp. 363 € 8,80

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