È uno dei primi romanzi, 1955, di Pahor,
qui tradotto in una lingua sempre viva (semplice) da Marija Kacin. L’autore di “Necropoli”
(“fra i capolavori della letteratura
dello sterminio”, Magris) torna a
interrogarsi sul male, del lager dove
ha passato due anni, del fascismo, spietato con le minoranze (la villa è quella
di Mussolini a Salò), ma riconciliato, con sua sorpresa, alla vita dall’amore.
Boris Pahor, La villa sul lago, Zandonai, pp. 189 € 13,50
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