Obama ha una politica islamica. Ed è una politica filosunnita.
Di cui la “consegna” di Osama Bin Laden da parte delle autorità pakistane è
stato il suggello. Ovunque gli Usa, e gli alleati “volenterosi”, sono impegnati
nel mondo islamico a fianco delle forze sunnite. In Siria oggi come già in
Tunisia, in Egitto, in Libia. Contro le dittature militari con più fortuna che
contro i talebani, ma anche l’insistenza nella battaglia persa in Afghanistan
va messa nel conto dell’impegno con l’islam sunnita. Così come il mancato
intervento, perfino sotto la forma blanda dell’ammonizione, in Pakistan e nel
Nord della Nigeria contro le violenze sunnite.
La liberazione delle masse arabe non convince più
nessuno studioso. La riprova si indica nell’Iran, dove la forte opposizione,
civile, urbana, articolata, contro il regime duro degli ayatollah non ha avuto
nessun supporto. E in Turchia, dove al coperto del ritorno alla militanza islamica si conculcano alcune libertà da tempo acquisite, della condizione femminile e della stessa libertà religiosa. È un fatto che Obama ha cambiato in quattro anni tutto l’approccio
americano alla sovversione islamica, terroristica e\o politica.
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