Il ragioniere rapito di Berlusconi è un canovaccio di
scuola della provocazione: tutto vi è “incredibile” ma s’incastra come un puzzle preordinato. Il finto pentito, i
rapitori liberati da condanne pesanti, alcuni di essi albanesi, condannati ma
non espulsi, la minaccia-non-minaccia, la chiavetta usb, le scarpe rossonere, un’immagine
scelta tra miliardi di altre, i telefoni dei “sequestratori” sotto controllo, il “settimo”
uomo nascosto a Segrate (da Mondadori? da Mediaset?). Magari
non lo è, ma non è nient’altro.
Agghiacciante la conferenza stampa dei tre inquirenti.
Sono gli stessi che gestiscono Ruby, da quando stava in Sicilia? Almeno in
parte sicuramente sì. È lo stesso investigatore che ha promesso a Bersani “delle
altre” (“ne sentiremo delle altre”)?
Non un grande canovaccio, melenso. Il ragioniere pulito serve ad aggiungere oscenità al
processo per prossenetismo a Berlusconi. Ma questa volta, sembra, ha paura la
stessa Boccassini, la giudice che ha montato il processo Ruby.
Nessun commento:
Posta un commento