mercoledì 21 novembre 2012

La vera storia del ragioniere rapito

Il ragioniere rapito di Berlusconi è un canovaccio di scuola della provocazione: tutto vi è “incredibile” ma s’incastra come un puzzle preordinato. Il finto pentito, i rapitori liberati da condanne pesanti, alcuni di essi albanesi, condannati ma non espulsi, la minaccia-non-minaccia, la chiavetta usb, le scarpe rossonere, un’immagine scelta tra miliardi di altre, i telefoni dei “sequestratori” sotto controllo, il “settimo” uomo nascosto a Segrate (da Mondadori? da Mediaset?). Magari non lo è, ma non è nient’altro.
Agghiacciante la conferenza stampa dei tre inquirenti. Sono gli stessi che gestiscono Ruby, da quando stava in Sicilia? Almeno in parte sicuramente sì. È lo stesso investigatore che ha promesso a Bersani “delle altre” (“ne sentiremo delle altre”)?
Non un grande canovaccio, melenso. Il ragioniere pulito serve ad aggiungere oscenità al processo per prossenetismo a Berlusconi. Ma questa volta, sembra, ha paura la stessa Boccassini, la giudice che ha montato il processo Ruby.

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