Più che capipopolo i candidati alle primarie sono i
vecchi capicorrenti. Con un proprio seguito distinto ma insieme anche
apparentato o apparentabile. Alla segreteria uscente, al blocco maggiore
dell’opposizione. È cambiata la forma: il voto nei gazebo ha sostituito la
kermesse del congresso, del voto delle mozioni. Mentre i dibattiti si sono
spostati dalle sezioni alle televisionate, molto meno faticose, e alle interviste,
sui giornali, le innumerevoli agenzie, i siti di varia natura, youtube, i
social network.
I “ballerini”, i candidati senza possibilità di
riuscita, condensano un gruppo partitico la cui forza sarà equivalente alla
percentuale di adesioni che porteranno alle primarie. Che si farà poi valere nelle
candidature alle politiche (in quelle sicure e in quelle di complemento), nei
posti di governo eventuali, in quelli di sottogoverno, negli enti economici
(nella sanità, la Rai, l’associazionismo) e mediatici del partito.
Le candidature molteplici sono tutte contro Renzi:
Vendola, sì, pure lui, Puppato, una donna ci vuole, Civati, un alternativo
pure, Tabacci, un democristiano pure. È il fatto che Renzi non ha forse
considerato lanciando la sfida a Bersani. Aveva vinto la candidatura a sindaco
di Firenze giocando gli avversari diessini divisi e in concorrenza fra di loro.
Ha inteso replicare il modello su scala nazionale ma Bersani lo ha giocato
moltiplicando le candidature. In grado di disinnescare la protesta e alla fine
a lui vicine. L ’America è lontana.
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