Dei diciotto “uomini
chiave nei palazzi del potere”, che “Affari & Finanza” ha selezionato, “i mandarini
che tengono in pugno l’economia”, tutti eccetto un paio sono meridionali.
Napoletani la gran parte, Pasquale De Lise, Giancarlo Coraggio, Luigi Carbone, Luigi
Fiorentino, Filippo Patroni Griffi, Marco Pinto, Mario Canzio. O di origini
napoletane: Francesco Tomasone, Paolo Troiano. Gli altri sono calabresi: Catricalà,
Calabrò, Giuseppe Lucibello, Giuseppe Chiné. O figli di calabresi: Vincenzo
Fortunato. Più La Via, il direttore generale del Tesoro, nipote del filosofo siciliano
di cui porta il nome. E Mario Torsello, di Taranto.
Se ne può arguire l’eccellenza
del Meridione. O l’indigenza dello Stato. O forse soltanto la cultura del posto
pubblico, di potere se non di soldi.
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