Il concetto di “primavera” è presto comunque evaporato,
più che altro è stato ed è un fenomeno mediatico. In Egitto dietro piazza
Tahrir non c’era nulla: ha votato meno di metà della popolazione, e quasi la
metà di chi ha votato si è pronunciata per il vecchio ordine nasseriano. In
Tunisia lo scontro per gli assetti costituzionali si prolunga ormai da due
anni, nel vuoto dell’opinione. In Libia è l’anarchia. Come nell’opposizione
siriana. Mentre l’Iraq, liberato dagli Usa con i “volenterosi” occidentali, si
lega all’Iran, per la comune confessione sciita. All’Iran che, in teoria, è uno
“Stato canaglia”.
La guerra di nuova aperta tra Hamas e Israele conferma
e rafforza il contorno della sovversione islamica. La priorità per Hamas è islamizzare
le nuove generazioni di palestinesi, non creare uno Stato palestinese, né muovere
guerra a Israele, se non per la propaganda. Lo stesso per i governi
neo-islamici: utilizzano il fronte aperto da Hamas, tutti e ostensibilmente,
per rafforzare il legame con gli Usa e l’Europa che li hanno portati al potere.
Capitalizzando sulla mediazione. Ma senza
rinunciare all’islamizzazione, del diritto e del vivere civile. Soprattutto in
Egitto: il presidente Morsi non deflette
dal suo progetto di assoggettarsi il potere giudiziario e cambiare i codici,
malgrado la Costituzione, e benchè un terzo, almeno un terzo, della popolazione
sia laica e cristiana.
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