lunedì 19 novembre 2012

L’obiettivo è islamizzare i palestinesi

Ora che la primavera araba sbatte, inevitabilmente, contro Israele, è bene rivedere cosa è stata ed è. È una primavera “islamica”. Poiché coinvolge Turchia e Pakistan, l’Iran, in quanto repressione della primavera laica, e l’Africa sub sahariana. È islamica anche perché, in tutti i paesi arabi coinvolti, ha visto i fratelli mussulmani e i salafiti, le due confessioni sunnite, e in Iraq gli sciiti, sostituirsi a governi laici. Non antireligiosi ma con un diritto di famiglia paritario, l’istruzione pubblica anch’essa paritaria, per maschi e femmine, e la modernizzazione dell’apparato produttivo, con una prima protezione del lavoro. Il nasserismo in Egitto e il coevo burghibismo in Tunisia, degli anni 1950. Il baathismo di Saddam Hussein in Iraq, e degli Assad in Siria. E il “socialismo” gheddafiano della Rivoluzione Verde. Con un sensibile passaggio da regimi monolitici non totalitari a regimi non monolitici ma totalitari. Della legge islamica. Applicata per ora con moderazione, in Egitto, Tunisia, Iraq, Turchia, ma senza salvaguardie costituzionali, né per le minoranze né per il pluralismo politico.
Il concetto di “primavera” è presto comunque evaporato, più che altro è stato ed è un fenomeno mediatico. In Egitto dietro piazza Tahrir non c’era nulla: ha votato meno di metà della popolazione, e quasi la metà di chi ha votato si è pronunciata per il vecchio ordine nasseriano. In Tunisia lo scontro per gli assetti costituzionali si prolunga ormai da due anni, nel vuoto dell’opinione. In Libia è l’anarchia. Come nell’opposizione siriana. Mentre l’Iraq, liberato dagli Usa con i “volenterosi” occidentali, si lega all’Iran, per la comune confessione sciita. All’Iran che, in teoria, è uno “Stato canaglia”.
La guerra di nuova aperta tra Hamas e Israele conferma e rafforza il contorno della sovversione islamica. La priorità per Hamas è islamizzare le nuove generazioni di palestinesi, non creare uno Stato palestinese, né muovere guerra a Israele, se non per la propaganda. Lo stesso per i governi neo-islamici: utilizzano il fronte aperto da Hamas, tutti e ostensibilmente, per rafforzare il legame con gli Usa e l’Europa che li hanno portati al potere. Capitalizzando sulla mediazione. Ma senza rinunciare all’islamizzazione, del diritto e del vivere civile. Soprattutto in Egitto: il presidente Morsi non  deflette dal suo progetto di assoggettarsi il potere giudiziario e cambiare i codici, malgrado la Costituzione, e benchè un terzo, almeno un terzo, della popolazione sia laica e cristiana. 

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