giovedì 1 novembre 2012

Ombre - 153

Marchionne Premio Pulitzer? Nelle interviste è un forte concorrente, se ce ne fosse uno italiano. Dopo la prediletta “Repubblica”, si concede oggi all’infido “Corriere della sera”, e a Raffaella Polato dà ghiotte notizie. Omesse dai giornali. Per esempio dei sindaci dell’Irpinia che s’incatenavano contro la chiusura di Irisbus, avendo appena comprato i bus turchi – meno cari, più provvidi? O della Peugeot che, in barba alla concorrenza europea del professor Monti, ha intascato sette miliardi gratis dal governo, senza evitare il fallimento. Perché i giornali non danno le notizie?

Zeman ha fatto due punti più del Siena, che è l’ultimo in classifica. Senza bel gioco. Con un parco giocatori forse il migliore della A. È anche l’allenatore più vecchio, ma è dilettissimo all’As Roma, che proietta il suo futuro vincente sul “progetto giovani” Si dice perché “fa immagine”, parlando male della Juventus. E così dev’essere – l’As Roma è Unicredit: è sempre Milan contro Torino.  

“Don’t be choosy!”, così Bersani - fa sapere - ha apostrofato Casini, cui Vendola dà il prurito. Per far vedere che viene dalla Bocconi, anche lui? Che sta con la Fornero, che vuole choosy i giovani disoccupati? Per dire infine a Casini che è un finto giovane?

Battista dà 7 a Lombardo e 6,5 appena a Grillo, per come hanno gestito le elezioni in Sicilia. A  Lombardo va l’ammirazione per essere riuscito a infiltrarsi in tutti i partiti, e a infiltrarci il figlio: “Trionfa il lombardismo nella Sicilia dove tutto cambia”. Poi dice che il razzismo non c’è. Nel voto più sincero e chiaro di tutta la storia repubblicana.

Sulla sentenza dell’Aquila il commento di Dacia Maraini il “Corriere della sera” nasconde nella pagina anonima “Idee & Opinioni”, che pare non leggano più nemmeno i pensiona ti. Ma merita, talmente è sprovveduta e assurda – un documento dei guasti della guerra civile:
Chi è Galileo, tra Maraini e Majani?

Edoardo D’Avossa come Marco Billi, il giudice di Berlusconi e quello dell’Aquila. Due autorappresentazioni umorali della giustizia – capziose certo, “incontestabili”. Due napoletani: quando la giustizia diventerà nazionale?

D’Avossa ha scritto le sue novanta fitte pagine di motivazioni, a spazio uno, prima che la Pubblica Accusa motivasse la richiesta di condanna. Con una sentenza cioè che è una requisitoria, conformemente al doppio ruolo del magistrato italiano, giudice e accusatore. Formalmente ineccepibile – il diritto in Italia non sbaglia mai, è fatto di eccezioni. Ma politicamente, D’Avossa non sarà al soldo di Berlusconi?

“Vacilla la teoria del complotto”, annuncia in prima il “Corriere della sera” dopo la condanna di Berlusconi. Annuncio che Carlo Cinelli così argomenta: “La sentenza milanese sembra mandare in tilt la teoria del «complotto» perché disarticola il tessuto delle presunte vittime (lui condannato, Fedele Confalonieri, fido collaboratore e presidente Mediaset dal primo minuto, assolto con formula piena)”. Sembra? O si voleva dire il contrario, suscitare il complotto negandolo?
D’Avossa in effetti non ha fatto poco: ha assolto il presidente dell’azienda per condanna in sua vece uno di passaggio, sia pure ingombrante.

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