Il convegno non era isolato. Erano
quelli anni in cui anche da parte araba si organizzavano convegni per una
migliore integrazione. Di Jean Amrouche e la rivista “Comprendre”, tra i tanti,
con altri illustri intellettuali algerini. Mentre dell’Europa nascente faceva
parte un politica mediterranea, di integrazione economica della sponda Sud del
Mediterraneo. Ma, seppure in chiave storica, il più anziano rappresentante
arabo al convegno, lo storico tunisino Hassan Husni Abdul-Watab, ne spiegava l’impossibilità.
Il Mediterraneo è unitario, ed uguale per tradizioni, comprese le sue due
religioni. “Ma l’unità mediterranea è stata spezzata dall’invasione di elementi
nordici. Provenienti da una natura non dolce ma ostile, erano meno disposti
alla vita pacifica… Essi fecero del Mediterraneo il mare della guerra, dei
navigli nemici, delle lotte per i mercati. Questi conflitti di carattere
utilitario furono travestiti da conflitti ideologici. I signori feudali presentarono
l’islam sotto la veste di Anticristo”. Una polemica analoga a quella dell’ortodossia
bizantina contro i signori della guerra chiamati dal papa, da Carlo Magno ai “figli
del sole” normanni. Per Piovene “una curiosa tesi, geografica e deterministica”.
Ma non avventata.
Il referto di Piovene è stato ripreso
all’indomani dell’11 settembre 2001, con un saggio di Bruno Monteforte, che
ripropone il vecchio assetto, e ne spiega anche la necessità – che tolleranza
è, questa di cui l’Occidente si fa vanto, se non tollera quando deve tollerare?
Notevolissima, a sessant’anni di distanza addirittura profetica, l’osservazione
con cui Piovene, anch’egli partecipante al convegno, lo chiude: “La rivoluzione
moderna ha un fondo conservatore, consiste in un moto universale di rifiuto a
essere altri che se stessi”. Si può “antivedere una civiltà nella quale nessuno
avrà l’egemonia”. L’Occidente è in migliore posizione per questo nuovo avvento,
per il suo senso critico e autocritico. “In un mondo nel quale tutti rifiutano
le tutele che li snaturano, se l’Occidente rinunciasse alla propria anima,
sarebbe una triste eccezione”. Ma è un passato ormai, che non ritorna.
Guido Piovene, Processo dell’islam alla civiltà occidentale
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