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martedì 6 novembre 2012

Secondi pensieri - 122

zeulig

Amore – È uno “stato d’animo buono” nei “Principia ethica” di Moore. È la disponibilità e l’apertura.

L’innamoramento è della bellezza e la verità. Operazione estetica, se si vuole, e filosofica, ma comune e corrente, e basicamente istintiva: un riconoscimento. È una forma dunque del linguaggio, innata.

Coerenza – Non è più una virtù. Non nel registro etico perché non fa più aggio in quello logico.
È svanita con la fine dei sistemi, filosofici, estetici, politici. Con l’indeterminatezza della logica, anche matematica. E con la fisica delle instabilità e del caos. Ma non si saprebbe dare torto a Sherlock Holmes (“L’enigma di Thor Bridge”): “Dove non c’è coerenza c’è inganno”.
La coerenza non può essere un pregiudizio, un esito preformato. Ma è necessaria al ragionamento, se non alla persona o al processo chimico-fisico: è una sintassi. In un certo senso oggi rivoluzionaria. All’epoca in cui impera l’irrealismo della logica, anche matematica. Mentre è perplessa la fisica del caos e della complessità.

Corpo – G.E.Moore lo spiega nei “Principia ethica”, ma ognuno ne accerta la verità: c’è una rispondenza tra le “qualità” mentali e “le manifestazioni corporee del carattere – nell’aspetto, nelle parole, nell’azione”.

Dio – Plutarco, “I ritardi della punizione divina”, ha un “Dio indolente”, che dice inammissibile. In tema di giustizia. La giustizia in effetti è solo divina. È umana per essere divina, a nessun altro titolo vaga per il mondo.

Indizi  – Si attribuisce solitamente l’abilità deduttiva di Sherlock Holmes, il re degli indizi, alla pratica medica del suo autore Conan Doyle, alla diagnostica. Ma Doyle medico non fu famoso per l’occhio clinico e anzi ebbe pochi clienti. Mentre in più punti dirà di considerare la medicina, come tutti i medici, “un’arte”. Del resto Sherlock Holmes non mette in fila gli indizi, li “penetra”. In un certo senso è qui il piacere che trasmette, una sorta di orgasmo. “Le prove indiziarie sono molto pericolose”, gli fa dire Conan Doyle nel “Mistero di Boscombe Valley”: “Sembrano indicare senza dubbio una determinata cosa ma, se appena si osservano da un’altra angolazione, troviamo che indicano, altrettanto indubbiamente, qualcosa di totalmente diverso”. Chi ne fatto uso nella filosofia o nella storia, Gargani, Ginzburg, ne ha sperimentato l’ambivalenza.

Pensiero – Quello più ricorrente è del dentista, almeno due volte al giorno, le tante raccomandazioni ultimative che ha fatto e che non seguiamo, il filo interdentale etc. Senza emozione non è niente, anche sotto forma d’illuminazione, anticipazione, memoria.

Preghiera – È il dialogo anche laico e personalissimo con una razionalità o entità superiore, in relazione alla quale operare – organizzare il bene (progresso), favorirlo. Lo stesso in quella rituale e nelle forme della religiosità popolare, i voti, le giaculatorie (nell’ortodossia l’esicasmo, una sorta di preghiera costante, inavvertita). Il buon cittadino, oltre che la persona pia, si comporta come per conformarsi a un’etica superiore, di un’entità o criterio con i quali discute.

Religione – Keynes ha nelle “Mie prime convinzioni” le “pseuedoreligioni «di servizio»”. Dopo aver riproposto la vecchia diatriba con le opere. Ma senza opporre alle opere la grazia, bensì la fede o l’essere – il modo d’essere.
Keynes elabora la “religione di servizio” distinguendo tra l’essere buono e il fare del bene, che non pone in “intima connessione”.  Questa la cercano le “pseudoreligioni di servizio”. Il divino sta nella libertà d’animo, “dalle cose terrene: ricchezza, potere, popolarità, e successo”. Che non vuole dire rinuncia. Ma una religione che rende “superflua la morale – là dove per «religione» s’intende l’atteggiamento verso se stessi e il supremo, e per «morale» l’atteggiamento verso il mondo esterno e l’intermedio”.

Terremoto – È fonte di angoscia, prima e più che di morte o danno fisico o materiale. Basta una scossa del grado 3 Richter, non distruttiva ma sussultoria, rumoroso, ventosa, per indurre nelle persone non avvezze, e anche in popolazioni estese non avvezze, il panico e fino al delirio. Mentre uno sciame sismico di mesi o anni, cioè scosse in serie, più volte al giorno e la notte, dello stesso grado o poco meno, non distruttivo ma tutto avvertibile e avvertito, può lasciare relativamente tranquille le persone e anche le collettività, come nel Delta padano in primavera e da un paio d’anni a Mormanno. La paura è legata alla sorpresa.

zeulig@antiit.eu

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