In chiave nazionale Renzi si è presentato accanto a
Bersani, nella stessa barca, soprattutto nelle fasi finali della campagna per le primarie, dopo
che Bersani ha eletto a santino papa Giovanni XXIII. Ma su quella nave Renzi ci
è salito sopra da pirata, e sa che la chiusura è stata ostile da parte del
partito, quasi violenta.
Non è un fatto di persone o carattere ma di culture
politiche. Quella confessionale militante di Renzi non si accorda con quella ex
Pci. Quando avrà perso le primarie sarà difficile che resista a una chiamata
dal Centro, se Casini e Fini sgombereranno il campo. È l’auspicio dei supporter
del Grande Centro, le grandi banche e i grandi giornali: una formazione
politica italiana in grado di stare alla pari con le altre nel Partito Popolare
europeo. Di contare, d’influenzarlo, cosa che Casini non può fare e il Berlusconi
antitedesco si è precluso (un vero partito Popolare italiano non può che essere
filotedesco, col mainstream centro-orientale
del continente). Il leader naturale diventa Renzi.
Renzi col Ppe aprirebbe la finestra sul Pd socialdemocratico
che Bersani ha tentato di sbarrare. Sarebbe l’unica possibilità per il Pd di
restare comprimario, riaprendosi ai socialisti berlusconiani a destra e ai
comunisti vendoliani a sinistra. Su una comune piattaforma lavoro-produzione e
diritti civili.
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