Un passaggio della sanità cattolica “romana” a quella “ambrosiana”
è alle porte, o comunque un suo indebolimento a favore degli interessi finanziari
milanesi. È un timore del Vaticano, dopo essere stato per mesi – dopo la
chiusura dell’affare San Raffaele – la scommessa degli ambienti finanziari. Ora
che la tassazione straordinaria in favore della sanità (ex) pubblica è alle
porte, l’affare si avvierebbe al closing.
Il San Raffaele, un complesso da almeno due miliardi,
fu pagato 400 milioni. Ma dopo aver schierato la Procura di Milano e il “Corriere
della sera” con una campagna demolitoria. Qui lo scontro è più sottile – le Regioni
non pagano, si sa - ma altrettanto violento.
L’affondo contro il Vaticano è solo apparentemente bizzarro
da parte del governo Monti, buon cattolico. Il Vaticano è debole, con un papa
vecchio e straniero. Mentre il capitale confessionale ambrosiano attorno a
Intesa (con l’ex funzionario delle Asl Rotelli quale longa manus nel settore) ha in questa fase tutti i poteri. Compresi
i tre quarti buoni del governo: Monti, Passera, Grilli, Fornero, Balduzzi, e
compreso Ornaghi, l’ex rettore dell’università Cattolica, una sorta di quinta
colonna.
Nessun commento:
Posta un commento