giovedì 20 dicembre 2012

Il mondo com'è (122)

astolfo

Complotto - Barbara Tuchman, “La marcia della follia”, ha un capitolo sulla Rivoluzione americana del 1775 come di un complotto. Gli americani erano convinti di un complotto inglese contro di loro. Gli agenti inglesi erano convinti di un complotto rivoluzionario, che i rivoluzionari fossero manovrati – non si sapeva bene da chi: forse dalle potenze continentali.
C’è sempre un complotto della storia. Non si può dismettere il complotto, anche i bolscevichi presero il Palazzo d’Inverno entrando alla spicciolata da una porta secondaria dimenticata aperta.

Sempre più è “annunciato”, e questo sa di classico, della disinformazione (“ti butto un golpe tra i piedi”). Nel 1975, o 1976, “L’Espresso” e “Panorama” pubblicarono ogni quindici giorni, o a turno ogni settimana, la storia di almeno un complotto, in cui si distingueva un certo ingegner Francia, nome d’arte. Il complotto suo più insidioso era infatti l’avvelenamento dell’acqua. Facile, chiunque può avvelenare l’acquedotto. Classico: solitamente, nella preparazione dei pogrom, agli ebrei si dava il ruolo di avvelenatori dei pozzi. E francese, nomen omen: per la prima volta l’avvelenamento dell’acqua fu divisato nella Francia del dodicesimo secolo.

E se le cose occulte poi avvengono? Si veda negli Usa, dove sono teatro a scena aperta.

EugeneticaSi prenda l’eutanasia, che non è una follia di Hitler. Pazzi e prostitute liquidava già Robespierre. Mentre la Svezia sterilizza donne, perlopiù, e uomini, duecentomila dal 1934, su una popolazione di otto milioni di abitanti, per “igiene sociale e razziale”. La Svezia ne tiene il conto, altri no: Norvegia, Danimarca, Canada, Usa, Francia, Austria, Olanda, Svizzera. Tutti i valori della modernità convergono sulla buona morte, dagli Usa e gli scandinavi dei buoni sentimenti, come dalla Germania. A fine guerra, l’altra guerra, forse sopraffatti dalla sovrappopolazione, gli ottimi Alfred Hoche e Karl Binding, un medico e un giurista teutonici, entrambi molto liberali, pubblicavano un “Via libera all’annientamento della vita priva di valore vitale”, un volumetto che è quasi una guida, spirituale e materiale.

La parola è beneaugurate, la biologia fatalmente vi confluisce, gli anni Venti ci credettero. Fu popolare agli inizi in Germania, i Krupp ne finanziarono la ricerca, e negli Usa a opera di Charles Davenport, che a fine Ottocento divisò una società in cui “innamorarsi con intelligenza”. Nonché di Madison Grant, avvocato, e Theodor Roosevelt, futuro presidente Progressista e Nobel per la pace, che fondarono la New York Zoological Society, al fine di bloccare l’emigrazione dall’Est e Sud Europa e sterilizzare gli immigrati da quelle zone - italiani, iberici, balcanici. Il blocco divenne legge, e la sterilizzazione fu libera fino a tutti gli anni Venti, fino a che la Depressione non la rese onerosa. La sterilizzazione coatta dei poveri si praticò su larga scala, diecimila casi nella sola California. Il giudice Oliver Wendell Holmes jr., pilastro del liberalismo americano, e per trent’anni della Corte Suprema, fino ai suoi novant’anni, la autorizzò nel 1927, quando ne aveva 86, per i “mentalmente disabili”. Né si è spenta negli Usa la speranza di eliminare geneticamente la criminalità.

Era una genetica utopista, quella degli anni Venti, che la povertà imputava ai geni poveri dei poveri. Specie a Londra, dove l’eugenetica di Davenport fu rilanciata da Keynes, Bertrand Russell, Wells e Maria Stipes, la quale nel ‘21 fondò una Società per il Controllo Costruttivo delle Nascite e il Progresso Razziale. Con l’obiettivo di sterilizzare i maschi di colore. Era la parte nobile del “razzismo scientifico”: estirpare il male. Che la Germania non omise di copiare, adibendovi tipicamente una professione, l’“igienista razziale”. Nel ‘31 gli igienisti razziali Hans Harmsen e Fritz Lenz individuarono la radice della criminalità nelle malattie ereditarie, e proposero un piano per isolare le “stirpi malate”, per lo “sradicamento dei geni”. Eric Voegelin chiarì nel ‘33 in “Razza e Stato” che il razzismo è utensile dell’imperialismo. Ma Harmsen insistette, e nello stesso anno elaborò con Gunther Ipsen, altro scienziato, un piano per la purezza del popolo tedesco attraverso la separazione razziale e una politica selettiva delle nascite. Nel ‘34 Hitler se n’appropriò, creando la scienza genealogica del popolo tedesco.
Harmsen contribuì con la sterilizzazione dei disabili nella Innere Mission, il fronte interno, una catena di cli-niche protestanti di cui era l’ufficiale sanitario. Sarà medico ancora dopo la guerra, fondatore della Pro Familia, nuova denominazione delle vecchie leghe eugenetiche, di cui è il presidente. La sterilizzazione, che si pratica tuttora in India, su base volontaria con premio in denaro, ecologi e biologi non cessano di predicarla (di praticarla, da asceti?).

Internet - Innocente Internet non  si può dire, soprattutto con la sua … più democratica, i social network. Chi ha un blog, anche personale, anche casalingo, lo sa: non una parola passa indenne dalla Rete, tutto è scrutinato. E viceversa: i social network non sono né spontanei né ingenui: tutto vi è manipolabile, i commenti come i “documenti” (testi, immagini, testimonianza in diretta), e dunque vi è manipolato.
Ha rinnovato nell’ultima decade del Novecento, il sovvertimento che l’elettricità aveva provocato un secolo prima. Con applicazioni all’industria, alla medicina, all’agricoltura, nella vita familiare e sociale. E la foto a colori, la lampadina, l’illuminazione pubblica. Come pe rl’elettricità, le sue migliori applicazioni devono ancora venire?

Obama - È un risarcimento, di una storia infame di cui l’America tardivamente vuole sgravarsi. Ma non è più di una rockstar, cui si sia dato lo scettro di comando. Lo si vede alla rielezione, nella quale nessun bilancio si fa e nulla si chiede.
Obama non è il primo, Carter, Reagan, Clinton sono stati in vario modo piccole star.

Opinione pubblica - È la valvola del potere.
Già dal primo suffragio popolare, ancorché limitato.
È decisiva in regime elettorale presidenziale, plebiscitario. Obama ha vinto due volte le elezioni con la comunicazione, specie nei new media. Per la sua sola presenza fisica: immagine, suono, parola. A prescindere da ciò che ha fatto, o non ha fatto.

Pace – Sessant’anni di pace ha avuto l’Europa, ha detto Benigni nella sua Lezione sulla costituzione. Un fatto eccezionale. Ma non è vero. Sessant’ani di pace ha avuto l’Italia – con un’eccezione marginale contro la Serbia. Che forse non lo sa – non apprezza. L’Europa ha continuato a essere in guerra fino a una dozzina d’anni fa. L’invasione dell’Ungheria e della Cecoslovacchia sono stati atti di guerra. Anche il Muro di Berlino lo fu. E i dieci ani di guerra in Jugoslavia. A una delle quale l’Italia ha voluto partecipare, seppure solo coi bombardamenti – l’Italia ha dichiarato guerra alla Serbia. La Francia fu in guerra, in Indocina, a Suez e poi in Algeria, fino al 1963. La Gran Bretagna pure sostenne vari conflitti, da ultimo nel 1982 nelle Falkland. Anche quella contro l’Iraq si può considerare una guerra, benché sotto l’egida dell’Onu, perché su “prove” false. La Germania Ovest fu per quarant’anni sotto la minaccia costante della Germania Est, col terrorismo, lo spionaggio, e molte forme di sovranità limitata.

astolfo@antiit.eu



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