La 7 perde 120 milioni, lamenta Ben Ammar, socio di
Telecom, padrona della rete. Erano in passato sempre tanti, ma le perdite si
contenevano sui 60-90 milioni, annui, da sempre. Ora che finalmente l’emittente
è, teoricamente, in vendita, lo sbilancio si è quasi raddoppiato. Il perché si
sa, per pagare lo sforzo informativo – per dare, sempre teoricamente, un appeal alla rete. Ma Telecom Italia è un
gruppo ancora semi-pubblico (la rete telefonica lo è, le tariffe devono tenere
conto delle sofferenze Telecom, soprattutto l’esosissimo canone), e seppure
bene intenzionato non dovrebbe
permettersi simili sbilanci. Nell’inerzia: dell’Agenzia per le Telecomunicazioni,
del padrone Telecom, dei padroni di Telecom.
Si è pensata La 7 legata a Franco Bernabé, l’ad di
Telecom che la gestiva fino a poco tempo fa col fidato Stella. Ma l’interesse
dirimente è di Bazoli, il capo di Intesa-San Paolo e dominus del
gruppo telefonico. Che non è un banchiere, come ha spiegato lungamente l’altro
ieri Carlo De Benedetti alla presentazione del libro di Mucchetti e Geronzi, ma
un politico Dc che Andreatta proiettò sul mondo bancario. Che l’ha messa in
vendita, ma teoricamente.
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