Oggi a un certo Purpo di Roma sono stati sequestrati
tre macchine da oltre 100 mila euro, una Ferrari, una Audi e una Mercedes, due maximoto,
otto appartamenti e 18 conti bancari. Un anno fa sempre a Roma si fecero videate
interminabili degli ori e altri oggetti preziosi in capo ai Casamonica, clan di
cui tutti a Roma hanno sempre saputo che gestiscono la
malavita nella zona orientale della città. Mentre a Lerici il rapimento di un
imprenditore, si pensa a scopo estorsivo, è stato preceduto da una serie di
denunce inutili, da parte dei vicini, di angherie, furti e pedinamenti di gente
estranea e sospetta.
È quello che si fa con i clan di mafia, ‘ndrangheta e
camorra: si sequestrano patrimoni frutto di decenni di reati, quasi tutti a
danno di altri non criminali cittadini. Che in quei decenni hanno perso i beni,
la tranquillità e la salute, mentre i criminali si ingigantivano per la sola prolungata impunità, di decenni e generazioni. Punto d’attrazione irresistibile per il reclutamento. L’esperienza
è ormai lunga al Sud di questa giustizia a scoppio ritardato. Per ragioni peraltro
che esulano dalla giustizia – che è prevenire, e punire i colpevoli: vendette
politiche, vendette mafiose.
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