Best-seller – Cristina Parodi,
Fabio Volo e Luciana Litizzetto vengono (vendono) nelle classifiche annuali,
degli ultimi due anni, più di Camilleri. Nella sezione narrativa.
Litizzetto
ci è montata sopra questo week-end, col solito libro sbracato,
“Madama Sbatterflay”, dopo aver detto una settimana prima da Fazio che
“Berlusconi ha rotto il cazzo”. Per un gesto politico dunque, di “militanza”. E questo getta luce
anche sulla militanza. Tanto più in quanto l’editore fortunato di Litizzetto è
Berlusconi.
Citazione – “Può darsi
che in quest’alba”, dice re Lear dopo essersi scorticato, “io abbia avuto il
mio giorno”. Il tirannico padre si consola a vanvera. La sua follia è ignorare
la parte migliore di se stesso, come della sua prole, per “l’ottusità”, certo,
“della natura, che spesso lascia inespressa la storia che vuole raccontare”, o
per il senso comune che i sensi isolati contraddicono.
“Preziosa la quadratura del senso” dice Shakespeare:
il Seicento è tutto nella scolastica. L’immaginazione, l’eccesso e la follia pretendendo
di ricondurre al realismo tomistico – squadrare il tondo.
Ma la citazione non c’è in Shakespeare: Lear
non ha mai avuto questo immaginoso pensiero. Non nell’in folio del 1623,
l’edizione ripulita di due o tre anni dopo la prima versione, abbreviata di
trecento righe e arricchita di un centinaio, più rapida, d’azione. Né in quello
lungo e poetizzante della prima edizione, l’in quarto del 1608. Misteri della
filologia, tanto più che la sequenza è shakespeariana, senza saperlo lo si
direbbe, è perfino un bel verso. È l’ambiguità della citazione: chi è che cosa?
Dino Campana – È “il povero
Piero” campaniliano. Il cadavere del “povero poeta” non si può nascondere come
quello di Piero, e tutti sono abilitati ad appropriarsene e a sparlarne.
“Mazziato”
in vita, per le privazioni che lo hanno sfiancato, e da tempo, dopo morto, tra
appropriazioni e false dicerie.
Mirna
Gentilini, che presiede il Centro Studi Campaniani, ottiene da “Sette” poche
righe, perdute tra le lettere al direttore, per difendere Campana dalle frasi
fatte dello stesso settimanale. Tutte cose
non marginali. La foto di Campana a scuola è invece di un altro ginnasiale.
Campana non pubblicò i “Canti Orfici” a sue spese ma col contributo dei
compaesani, 44, per due lire e mezza ciascuno. Campana non era malato di
sifilide. Non fu sottoposto a elettroshock - la terapia non era ancora in uso.
La storia d’amore su cui Sibilla Aleramo ha vissuto è durata tre giorni, per l’annusamento,
e poi un mese, fra il 3 agosto e il 16 settembre del 1916, anno di guerra.
Femminismo
- La donna è al centro della letteratura “occidentale”.
Dall’“Iliade” e l’“Odissea” al “traditore” Aragon, quello degli “Occhi di Elsa”
e di “Le con d’Irène” – che ora si scopre doppiamente traditore: era omosessuale
incallito. La tragedia greca è di donne, e quella di Seneca: Medea, Fedra,
Antigone, Andromaca. Il “Teatro Italiano” nel Cinque-Seicento venne alla moda
in Francia e in Inghilterra perché portava in scena drammi femminili, e perfino
delle attrici e ballerine vere, non maschi travestiti da donna – modelli poi di
Racine, Molière, Shakespeare, etc.
Ma anche in molte letterature extra-europee, e
perfino pre-europee, eroine e divinità sono femminili. Compresa la letteratura
islamica. È l’ottocento che toglie i diritti alle donne. Cioè non dà alla donne
i diritti che dà agli uomini. A partire dall’Ottantanove, che pure fu in larga
misura opera di donne – poi cancellate, a parte la castratrice Corday.
Luoghi comuni – Quelli nazionali
(“i tedeschi sono…”, “gli italiani ….”) sono protezioni offensive.
Tutto il male è olandese in inglese, e inglese nella lingua olandese.
Condensano le posizioni di potere relativo, e le illusioni. Il nazionalismo è
un fato linguistico, intellettuale.
Sherlock Holmes – È un anticipatore del “pensiero laterale”, nelle sue stesse
innumerevoli spiegazioni del proprio metodo. Ne è anche la migliore
esemplificazione, ma non se ne parla, nemmeno i teorici del pensiero laterale
se ne fanno vanto, o divergente. Il “metodo” di Sherlock Holmes è tutto qui, si
dice, nel non avere metodo. Che è il principio del pensiero divergente: per risolvere il problema bisogna lasciarsi
aperte soluzione divergenti. Cercare in ogni dove e anche nell’inverosimile, e
non chiudersi nella traccia di una presunta logica dei fatti.
È il principio che usano le polizie italiane, che, peggio di Scotland
Yard, raramente e sempre tardi individuano il colpevole: “Lavoriamo in tutte le
direzioni”. Dunque, il fascino di Sherlock Holmes, poiché è personaggio di
fascino, è un altro: è la pazzia. L’irresponsabilità. L’oltraggio – alle
gerarchie, alla morale. Alla buona educazione.
Pseudonimo - Kierkegaard,
che le prefazioni preferiva ai libri, spiegazioni di libri, con gli pseudonimi
si nascondeva a se stesso, Victor Eremita, Nicolaus Notabene, Constantin
Constantius, Hilarius il Rilegatore, Johannes Climacus, Johannes de Silentio,
Virgilius Haufniensi, mentre il suo segretario, di nome Israel Salomon Levin,
era invece vero. Ma bisogna prendere il filosofo che si voleva poeta con le
molle: camminava saltellando, non in senso fisico. Uno che si voleva credente,
Spia dell’Idea, e dava di sé nomi falsi.
Gli pseudonimi erano di moda, se ne
dilettavano pure i suoi recensori. Ma quelli di Kierkegaard sono diversi,
diurni e notturni, e redassero in sette anni un libro ogni sette mesi, peraltro
ben scritti. Erano anche autori a parte intera, nel solco di Socrate: ognuno
straparla, parla fuori di sé – della propria esperienza e perfino della propria
volontà. Erano personalità diverse? Di Kierkegaard non si può dire, se a lungo,
quando scriveva di notte, s’interrogò: “Colpevole? Non colpevole?”, per assolversi.
Che lasciò la fidanzata per restarle fedele, dilettandosi dell’eterno onanismo,
ricordo, oblio. Un pazzo che in lunghe pagine fantastica
di rivedere la fidanzata ripudiata, un anno dopo, triste, grigia e pazza.
“Non sempre è giusto godere di una ragazza in
fretta”, diceva: qualche volta cioè sì, da habitué
dei casini. Di don Giovanni opinando che desiderasse perché era desiderato, il
seduttore come uno che si lascia fare. Le sue strategie e tattiche risultava da
una rete di desideri che non sapeva contrastare, di Cordelie, donne Elvire,
donne Anna parricide, insomma ci sperava. E aggiungeva: “Come si cancella la
realtà? Dandole espressione”. Un falso nome non protegge, ma consente di
parlare di sé in terza persona, piacere grande. Con orge d’imposture nel nome
della verità. E filosofie che somigliano al “bah!” di
Hamann, di cui lo stesso scrisse a Jacobi: “Alcune questioni vanno accantonate
senza argomenti – senza risposte, semplicemente con un bah!”.
Vino
– L’omerico “mare colore del vino” è questione sempre aperta. Se è
“methy”, questo non è il colore (viola) ma lo stato di ebbrezza. Se è “oinos”
bisogna vedere: il vino era allora di uva, di palma e datteri, orzo (birra),
loto, idromele.
Se è del vino, bisogna
ancora vedere. Se è del colore del
vino: fosco, cupo, detto del mare , (“pontos” in Omero). O se non è dell’aspetto del vino: spumeggiante.
“Oinos” (“oinops”) è detto
da Omero anche dei buoi: “rossicci”, “fulvi”.
letterautore@antiit.eu
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