venerdì 21 dicembre 2012

L’Italia dei gesuiti

Armando Torno ricorda sul “Corriere della sera” martedì che Monti è stato a scuola dai gesuiti. E quindi sente la “missione”, il dovere di fare. Avrebbe potuto aggiungere che anche Draghi ha fatto le scuole dai gesuiti, e così completare il quadro: abbiamo due governanti di scuola gesuita, uno a capo dell’Europa uno dell’Italia.
Se non che il legame si dev’essere allentato, o la missione era inquinata. Draghi infatti, direttore generale del Tesoro, frequentava i banchieri d’affari. E anzi ne è diventato un alto dirigente, brasseur d’affaires per conto loro in Italia grazie alla influente rete di amicizie e contatti. Lo stesso Monti, lui fino alla sua  ascesa a palazzo Chigi. Che ora tassa senza pietà i poveri, e li assoggetta senza ragione alle banche. Impoverisce anzi tutta l’Italia, e ne sorride. Sono tuttavia cose che contano. Tanto più nel quadro della restaurazione neo guelfa, che vede il cardinale Bagnasco, lodatore di Monti e Draghi, e i vescovi attivamente schierati.. I gesuiti furono gli artefici della Riforma cattolica, la Controriforma, nella scuola, con le architetture, e più col teatro, anche politico.
Anche il ministro Riccardi, ieri, ha dato il suo contributo, spiegando che Scalfaro era ostile a Berlusconi soprattutto sul “piano morale e religioso”. Riccardi, che non dev’essere stato a scuola dei gesuiti, forse non sa cos’è la perfidia. Perché Scalfaro promosse e realizzò nel 1994 un golpe istituzionale, niente di meno, per impedire la riforma delle pensioni che Monti ha fatto. Che attuata 18 anni prima avrebbe rimesso da tempo l’Italia e il debito su un sentiero in discesa.
E dunque che dirne? Cave religionem! Ma bisogna specificare che è una religione dubbia. Quella di questi gesuiti, compreso il cardinale e i vescovi, è una cosa molto profana e pratica: il piccolo cabotaggio del potere. Non coraggioso, non stabile. Il governo del sottogoverno.

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