lunedì 17 dicembre 2012

Magia a Piazza Vittorio, col “Flauto”

Un teatro musicale quale raramente è dato gustare. Pieno di energia, inventiva e musica eccellente, seppure quella tradita di Mozart. Di una regia suggestiva sopraffina, tanto è invisibile. Potendo fare leva sui talenti degli interpreti, musici tutti eccellenti, voci e strumenti, e dotati di grande scena.
Tamino e Pamina svolgono la loro storia alla luce dell’inverosimiglianza. Com’è giusto, dopo due secoli e, quasi, mezzo. In una lettura che può reggere oggi come opera buffa – una storia vissuta dopo essere stata trasmessa in forma orale, per sentito dire. Dopodiché il complesso multicolore di Piazza Vittorio, strumentisti e cantanti, ha buon gioco a proporre la sua decostruzione, naturalmente divertita e non risentita. Col minuetto al ritmo di calipso e altre stravaganze. Tutte musicalmente inappuntabili, una volta sancito il diritto-dovere di “tradire Mozart”, nei tempi, nei suoni, nelle pause (attese). L’idea originaria è del resto di Daniele Abbado, un musicista, l’adattamento di due musicisti, Mario Tronco e Leandro Piccioni. E col gioco degli opposti, la Pamina falsa vergine, che canta in inglese da swinger senza pensieri, il Tamino un po’ coglione, e una Regina infine sublime, nel suo tedesco accentuato, una “soprano di petto” e quasi urlatrice – Petra Magoni, che si può ben dire “unica” (canta di suo, fuori scena, anche i madrigali). Mentre Papageno è per una volta, come dovrebbe, un buffone buono. In un non luogo altrettanto immaginario dell’Egitto di Mozart. Partendo da un’ouverture decifrata lieve dalle percussioni e finendo “rovesciata”, con la stessa ouverture suonata “come si deve”, naturalmente da troppo bravi. Negli schemi procedendo anche molto con la scansione marionettistica.
C’è il gusto della commedia musicale e c’è quello della clowneria, che è facile sbocco alla multiculturalità. Ma c’è anche di più: una “severa” costruzione musicale, sul libretto di Schikaneder  e le melodie di Mozart. Meno implausibile dell’“orientalismo” esoterico del librettista-impresario. È un succedersi di chiavi a sorpresa. Tutte un attimo dopo perfettamente integrate nella storia essa stessa inverosimile dei due innamorati. Con una presenza scenica possessiva, sebbene senza fondali e anzi senza scena, su una modesta predella. Una perfomance non è un capolavoro catalogabile (tanto più che la compagnia non può permettersi un dvd) ma chi c’è se la ricorderà.
Orchestra di Piazza Vittorio, Il flauto magico secondo l’orchestra di Piazza Vittorio, Elliot, cd + libro. € 20

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