venerdì 21 dicembre 2012

Marcel come Odette

Sei scritti “inediti” di Proust al debutto nella carta stampata a 19 anni  (altri cinque, firmati M.P. o Marcel Proust, erano stati ripresi nel 1991, in “Marcel Proust. Écrits de jeunesse”). Firmati “Stella Filante”, “Y.”, “Fusain”, carboncino, “Pierre de Touche”, pietra di paragone, “Bob”. L’artiglio c’è: le “procaci Bellezze dei café-concert, vegetali”, “l’umanitaria intelligenza dei leoni dell’Ippodromo, che non si dedicheranno dunque mai, mai, a mangiare un pochino i loro domatori”. Ma sono pezzi svagati. Poco illuminati anche, se non nell’articolo “La moda”. Fa due rassegne dettagliate di pittori in mostra di cui non resta un solo nome, a parte Puvis de Chavanne, e c’erano in giro Monet, Renoir – col “gusto del cattivo gusto”. Un paio di rassegne del music-hall (café-concert) si urtano al suo scarso interesse, anche in presenza di Yvette Guilbert, icona della storia del cabaret – a un certo punto critica  lo snobismo dei patiti…(un giovanotto che non è mai stato giovane?)
Proust non ha scritto sempre lo stesso libro, qui si vede. Ma l’ultimo “pezzo”, un racconto di tre pagine firmato Pierre de Touche, è su un amore impossibile, di cui la “Ricerca” diverrà il teatro – dopo essere stato ripreso due anni dopo, nel 1893, in “Prima della notte”, sulla “Revue Blanche”, e cinque anni dopo in “L’indifferente” (“I piaceri e i giorni”). S’intitola “Souvenir”, è una storia di Normandia, ambiente anche del precedente pezzo, “Cose normanne”, già noto, e ha per protagonista una Odette. Un’amica della vita spensierata delle partite a tennis già con gli occhi “cerchiati di nero”. Ma questa Odette è solo malata. In una casa piena di disgrazie.
Anche Pierre de Touche ritorna nel romanzo, censito una volta in “Guermantes” e una in “Sodoma” da Jérôme Prieur nella lunga prefazione che prende la metà del libro, “Proust avant Proust”. Ma Odette intriga di più. Partendo dal “Mensuel”, un’esperienza di un anno poi completamente obliterata, Prieur s’interroga sulla sparizione di due amici intimi di Proust negli anni famosi del liceo Condorcet, Otto Bouwens, di un anno più giovane di Marcel, e del coetaneo Gabriel Trarieux. Che hanno entrambi larga parte nel “Mensuel”, Otto come editore e direttore, Gabriel come nume tutelare. Entrambi di ottima condizione, Otto Bouwens Van der Boijin, barone, figlio di architetto rinomato, Trarieux di un avvocato importante,  senatore, futuro ministro di Giustizia, primo dei dreyfusardi, fondatore della Lega dei Diritti dell’Uomo. Nonché di Horace Finaly, figlio del creatore e padrone della Banque de Paris et des Pays Bas. Tutt’e tre più in vista anzi delle altre amicizie che Proust mondano coltiverà, di Daniel Halévy, Jacques Bizet, Robert Dreyfus. L’altra metà della compagnia alla quale aveva imposto al liceo i suoi giornaletti a mano, “Le Lundi”, “La Revue verte”, “La Revue lilas”. Una cancellazione radicale, anche dalla foltissima corrispondenza, e per questo ancora più bizzarra: voluta cioè e non casuale.
Prieur vuole che Swann sia Otto, e anche Odette. Ma più insegue tracce dello stesso Proust in Odette, nel passato equivoco, bisessuale, di Odette ragazza. Introducendo estesamente a questo fine, anche se fuori tema, un parallelo fra i due ritratti pittorici, quello di Proust a opera di J.-È Blanche nella realtà, e quello di una Miss Sacripant a opera di Elstir nel romanzo. Perché entrambi sono ridotti al viso, cancellati il corpo e le mani, che nella realtà Blanche aveva, a suo dire, distrutto insoddisfatto, prima che Proust salvasse la testa. Quello di Miss Sacripant, che nel romanzo è “proprio un ritratto di Odette de Crécy”, è nella stessa pagina anche quello “d’una ragazza un po’ ragazzo”, oppure di “un giovane appassionato vizioso e sognatore”.
Marcel Proust, “Le Mensuel” retrouvé, Editions des Busclats, pp. 143 € 15

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