Un’utopia esoterica, quella di Douglas e
Orage, confinante con Uspensky e Gurdjieff, anche se Keynes dovette
occuparsene. Di cui Luca Gallesi dà le coordinate nella introduzione, un saggio
di godibile fantapolitica – tutto può essere, perché no. Ma una teoria e due
personaggi che molto influenzarono Pound e l’economia dei “Cantos”, estetica e
scientifica. Orage anticipò anche di un secolo l’Età dell’Acquario e il New
Age, con la rivista ”The New Age”, che fondò nel 1909 e diresse fino di 1922,
potendo contare sulla collaborazione di Chesterston, Hilaire Belloc e G.B.Shaw,
e poi di Katherine Mansfield, H.G.Wells e Ezra Pound. Nel 1932 fondò un’altra
rivista, “The New English Weekly”, che gli sopravviverà di sei anni dopo la morte nel 1934, fino alla
guerra, ricca anch’essa di collaboratori di prim’ordine, T.S.Eliot, Dylan
Thomas, Orwell, Lawrence Durrell, e Pound, che vi pubblicò oltre 180 “pezzi”. Pagava i collaboratori, anche bene, fu
il primo traduttore di Nietzsche in inglese, introdusse Freud nella pubblicistica
inglese, nel 1912, fu teorico, prima di aderire al Credito Sociale, del Guild
Socialism, il socialismo corporativo – “The New Age” fu finanziata per questo
da Shaw.
Alfred Richard Orage, Il lavoro debilita l’uomo Greco & Greco, pp. 87 € 9
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