Malaparte
rifà Clausewitz. Nelle vesti di Giovanni Acuto, “condottiero inglese al
servizio della Repubblica Fiorentina: «La guerra si fa per vivere non per
morire»”. Ma con forti dosi, esibite, di “machiavellismo”. Colpi di Stato “esemplari”
sono quelli di Trockij (Lenin non fu che il pensatore strategico) e di
Mussolini – grazie alla sua “educazione marxista”. L’unico fra i politici
europei ad avere compreso la lezione del 1917, che “a Trockij bisogna opporre Trockij”
è Stalin. L’operato di Stalin (prima delle “purghe”, n.d.r.) dovrebbe essere
preso a esempio dai governi borghesi e liberali. Per poter difendere lo Stato
bisogna conoscere l’arte d’impadronirsene. La conquista e la difesa dello Stato
moderno non è una questione politica e sociale, ma tecnica.
Con
due ritratti “risolutivi” di Stalin e Trockij - del primo allora nuovo, e molto
preciso. E con una preveggente descrizione del ruolo degli ebrei in Polonia, se
non del triste destino che li attendeva. Utilizzando, ai capp. 2 e 3, la sua
esperienza di addetto culturale all’ambasciata italiana a Varsavia nel 1919-20,
durante la guerra contro l’Urss. Gli ebrei, tre milioni, la più grossa colonia
della diaspora in un solo paese, sono antipolacchi: gioiscono quando i russi
avanzano, e in particolare alle atrocità, vere o presunte, dei russi.
Curzio
Malaparte, Tecnica del colpo di Stato,
Adelphi pp. 270 € 14
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