Tutto quello che (non) avreste voluto
sapere su camorra, mafia e ‘ndrangheta. Epicizzare la storia, personaggi e
eventi trasformando in eroi e imprese, su fondali muti, oggi si dice fuori
contesto, si è sempre fatto, ma senza pretese sociologiche. Queste storie
bugiarde della mafia, che non ne prospettano mai la natura di vessazione sui
comuni cittadini, sono anche criminali. Lo sarebbero se ci fosse ancora una
concezione non strumentale del diritto – strumentale ai poteri: politico ma
anche editoriale, e di opinione. John Dickie è doppiamente colpevole, che non
traduce “Darkest Italy”, con cui si rese benemerito degli studi sull’unità
d’Italia a fine Novecento, sulla traccia dell’americano Nelson Moe. Sugli
stereotipi imposti al Mezzogiorno come una “maniera di essere” dell’Italia
stessa, la creazione di un “altro” brutto, sporco e cattivo a fronte del quale
perdonarsi e esaltarsi. Troppo impegnato a scalare le classifiche,
moltiplicando qui per tre il successo di “Cosa Nostra” cinque anni fa?
Per il poco che naviga fuori del
“misteri dei ministeri”, lo storico non trova altro che Osso, Mastrosso e
Carcagnosso. “Gallinelle” e “pollanche”. E bambini “pungiuti”. I mafioso sono qui
con noi: perché questi storici non vanno a incontrarne uno, magari una “pollanca”?
John Dickie, Onorate Società, Laterza, pp. 432 € 20
Nessun commento:
Posta un commento