Lega: è il fenomeno che crea il fatto? O lo chiarisce?
Milano ora se ne vergogna, dopo essersene fatta scudo, ma è la stessa Milano di prima.
In una Bustina di Minerva sull’“Espresso” quindici anni fa, poi raccolta in volume, Umberto Eco immagina un piccolo Muhamad Ibn Esposito a colloquio nel 2090 con la madre, che gli fa un po’ della storia abolita a scuola: “Diventata indipendente ottant’anni fa, la Padania per un poco ha tentato di vendere le Fiat agli svedesi, il riso ai cinesi e il Barbera in Borgogna, ma si è tagliata fuori dal mercato del Sud (tranne le importazioni di Beretta in Sicilia), ed è caduta sotto il controllo del Canton Ticino”.
L’ultima grande opera unitaria, l’Autostrada del Sole, si è fermata a Napoli. “Il tratto Roma-Napoli fece discutere”, ha ricordato Peppino Turani su “Repubblica” nelle celebrazioni del cinquantenario: “«È inutile, non c’è traffico», si disse”. Nel 1960, nel pieno della “battaglia meridionalistica”.
Un tratto che, a tre corsie, è sempre affollato, tutti i giorni, a tutte le ore.
La Napoli-Reggio Calabria che l’ha prolungata è oggetto da cinquant’anni di vituperio: è troppo stretta, è troppo larga, è troppo lunga, costa troppo, non costa niente.
Sabato 25 febbraio si giocano tre partite, di cui due di cartello, Milan-Juventus in A e Pescara-Reggina in B. Su Pescara-Reggina il “Corriere della sera” domenica non ha nemmeno una riga.
Anche la Rai, nelle sue tante trasmissioni sportive della domenica, non ne dice niente. Tutta la B è per la Rai Brescia-Torino. Col Brescia che ha meno punti di Pescara e di Reggina.
Storia del Sud
Il Sud contemporaneo è quello che Montanelli, Biagi, Bocca, Stella e Bobbio gli hanno detto di essere. Non statisti o filosofi ma giornalisti – il Bobbio del Sud è solo (pessimo) giornalista. Il Sud cioè non è: lagnoso, mafioso, incapace, inerte, e cerca un posto. Non ce n’è altro, la stessa politica vi è succube, che si adatta al cliché. Succede anche a chi, al Sud, ha fatto e fa tutt’altra vita, di trovarsene sommerso.
Il Sud della Repubblica è giornalistico – non ha più consistenza di una qualsiasi escort.
Il presidente Ciampi prima e poi Napolitano hanno restaurato, benemeriti e ascoltati, in giro per l’Italia il concetto di patria, per difendere l’unità. In realtà non è la patria che ci manca, c’è un orgoglio italiano: è la Repubblica. Il concetto cioè che siamo in democrazia, senza classi, nomenclature, privilegi, feudi, imperi, che le leggi non s’infrangono impunemente e non si aggirano, e che a ciascuno viene dato secondo i suoi meriti e i suoi bisogni. L’Italia è un paese “profondamente democratico” nel senso piccolo-borghese ma non repubblicano, dell’invidia sociale e del radicalismo cioè ma non del dovere compiuto, è del resto il privilegio è sempre esibito – oggi perfino sottacendolo (l’understatement è la virtù del momento). Le sacche sono robustissime del “privilegio democratico” nell’apparato repressivo – la giustizia, la polizia – e nell’opinione pubblica. Per una sommatoria che il Sud alimenta. Indifeso, incapace anche.
Napoli
Il più acclamato allo stadio, per Napoli-Chelsea, è Lapo Elkann.
A Napoli “capita di aspettare un anno per avere un mandato d’arresto”, lamenta con Cazzullo sul “Corriere della sera” il commissario capo Gentile a Scampia: “Per filmare gli spacciatori ci vuole tempo, poi devi rivolgerti al pm, che deve avere l’autorizzazione del gip”. Un anno?.
Ci si aggira con Dickens. In città e fuori, nelle periferie metropolitane di Giugliano, di Marcianise. La stessa operosità febbrile, nascosta, violenta, e s’individuano dietro le mura cresciute a caso, di sghembo, nell’incuria quando non nella sporcizia, le stesse storie impresentabili, di inquietudini, soprusi, ricatti.
Robert Byron trovò a Cipro nel 1933 quattro o cinque grandi civiltà, tutte deliziosamente rappresentate da resti architettonici o archeologici ma ignorate o trascurate. C’era invece una Torre di Otello, “un’invenzione assurda dell’occupazione inglese”, che tutti conoscevano. La napoletanità (anema e core, Piedigrotta, Spaccanapoli, Forcella) è la Torre di Otello di Napoli: un’invenzione della tradizione ottocentesca post-unitaria, un pasticcio e forse un imbroglio.
Col quale poi Napoli trova comodo aggredire l’Italia e il resto del mondo.
L’immondizia di Napoli mandata a Rotterdam indigna lo storico Galli della Loggia (“Napoli e le schifezze mandate in crociera”, in “Style”, marzo 2012), per gli eccessi “auto-celebrativi” del sindaco De Magistris, che se ne vanta come di “un risultato straordinario” e “un fatto storico”, invece di impegnarsi su una soluzione del problema, “cioè sul come smaltirla in loco, come accade più o meno in tutti i posti civili del mondo”. Lo storico non dice che De Magistris anche per questo è plebiscitato a Napoli, per i suoi estri, ancorché costosi.
L’immondizia di Napoli va a Rotterdam per essere bruciata in un termovalorizzatore. Cosa che per la Napoli virtuosa – verde, ecologica, ambientalistica - “non s’ha da fa’”.
I delinquenti sono a Napoli delinquenti. Rapidi, freddi, ignoranti, violenti. Non poveri, non drogati, non camorristi – non necessariamente. Ammazzano e sono ammazzati.
Anche a Roma: molti napoletani sono ora a Roma.
Sempre Robert Byron, “La via per Oxiana”, p. 56, trovava nel Medio Oriente: “Da queste parti il turista è ancora un’anomalia. Se uno viene per affari dev’essere ricco. Se uno ci viene senza motivo d’affari dev’essere ricchissimo”. Un turista è “una variante parassitica della specie umana, che sta per essere munta”.
Criminalità organizzata? No, criminalità. Una criminalità organizzata non farebbe grandi investimenti nell’accoglienza, alberghi e ristoranti, per poi cacciare il turista.
Il rione Sanità di Eduardo era al tempo di Leopardi il rione Stella. Era famoso per la sua aria salubre, e fu per questo ribattezzato.
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