Prontuario céliniano per non céliniani.
Con un uso parco e sicuro della fonte, l’alluvionale – apparentemente - Céline.
Che Lanuzza fa scoprire da sé in una “autobiografia”, ottima trovata.
Accompagnata da un doppio abbecedario, uno dello scrittore en philosophe, sia pure per aforismi, e un temario, corredato dal bignamino
di tutte le opere, e da una sottolineatura vigorosa del tema céliniano su cui
non ci si ferma abbastanza, l’odio della guerra. Una nuvola lieve, respirabile,
sul vulcano ancora attivo, fumigante di gas e lava viva, dell’autore del
“Viaggio”– cede alla follia della guerra nazista
come complotto capitalista (e usa il nostro “I sotto uomini” senza menzionarlo), ma è menda minore.
Céline è anche semplice,
nella sua biodiversità, o igiene mentale: su mangiare, bere, fumare, bruciare
benzina. Al punto da essere su questi temi icastico – di esserci diventato, per
ruminazione. Le “punte” sono ricorrenti: “Il popolo non ha ideali, solo
bisogni”, “Vivere, per le anime ardenti, è una carriera pericolosa”, “L’argot
non si fa con un glossario… è l’odio che fa l’argot”, “Mi manca ancora qualche
motivo di odio, sono sicuro che esiste”, “Nascondo un fondo d’orgoglio che mi
fa paura”, “La politica ha imputridito
l’uomo negli ultimi tre secoli”. Non studiate, cioè, e risentite (personali):
Céline non è in posa.
La scelta però ha questo merito: sottolinea
la non aforisticità di Céline - la “troppa” serietà dietro lo humour
ineliminabile dalle sue tragedie. Nella costanza dei temi, da predicatore
ostinato, mai in disarmo. E per lo straordinario fiuto politico, nei secondi anni
Trenta – quelli dei libelli maledetti: “Sono gli animi perversi a rendere la
vita insopportabile. Scoprono intenzioni ovunque. Io mi sento diventare così perverso
che sto approdando alla follia razzista”. Di uno che si voleva anarchico e
comunista, e lo era.
Stefano Lanuzza, Maledetto Céline. Un manuale del caos, Stampa Alternativa
(remainders), pp. 240 € 6,50
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