sabato 12 gennaio 2013

Céline si maledice, anarchico e comunista

Prontuario céliniano per non céliniani. Con un uso parco e sicuro della fonte, l’alluvionale – apparentemente - Céline. Che Lanuzza fa scoprire da sé in una “autobiografia”, ottima trovata. Accompagnata da un doppio abbecedario, uno dello scrittore en philosophe, sia pure per aforismi, e un temario, corredato dal bignamino di tutte le opere, e da una sottolineatura vigorosa del tema céliniano su cui non ci si ferma abbastanza, l’odio della guerra. Una nuvola lieve, respirabile, sul vulcano ancora attivo, fumigante di gas e lava viva, dell’autore del “Viaggio”– cede alla follia della guerra nazista come complotto capitalista (e usa il nostro “I sotto uomini” senza menzionarlo), ma è menda minore.
Céline è anche semplice, nella sua biodiversità, o igiene mentale: su mangiare, bere, fumare, bruciare benzina. Al punto da essere su questi temi icastico – di esserci diventato, per ruminazione. Le “punte” sono ricorrenti: “Il popolo non ha ideali, solo bisogni”, “Vivere, per le anime ardenti, è una carriera pericolosa”, “L’argot non si fa con un glossario… è l’odio che fa l’argot”, “Mi manca ancora qualche motivo di odio, sono sicuro che esiste”, “Nascondo un fondo d’orgoglio che mi fa paura”,  “La politica ha imputridito l’uomo negli ultimi tre secoli”. Non studiate, cioè, e risentite (personali): Céline non è in posa.
La scelta però ha questo merito: sottolinea la non aforisticità di Céline - la “troppa” serietà dietro lo humour ineliminabile dalle sue tragedie. Nella costanza dei temi, da predicatore ostinato, mai in disarmo. E per lo straordinario fiuto politico, nei secondi anni Trenta – quelli dei libelli maledetti: “Sono gli animi perversi a rendere la vita insopportabile. Scoprono intenzioni ovunque. Io mi sento diventare così perverso che sto approdando alla follia razzista”. Di uno che si voleva anarchico e comunista, e lo era.
Stefano Lanuzza, Maledetto Céline. Un manuale del caos, Stampa Alternativa (remainders), pp. 240 € 6,50

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