Il
fatto ha una spiegazione duplice e semplice: 1) la scuola ha un ruolo più
rilevante al Sud per gli adolescenti rispetto ad altre occasioni di
autoaffermazione; 2) il numero dei volenterosi e applicati è più o meno stabile
in ogni società, cambia il rapporto demografico. Cambia cioè il coefficiente demografico
in senso proprio, la popolazione, e cambia il numero degli iscritti alle secondarie.
La popolazione è in rapporto di due a dieci: la Calabria ha due milioni di abitanti,
la Lombardia quasi dieci.
Il
“Corriere della sera” invece vuole che i ragazzi lombardi siano “molto più preparati”
dei calabresi. E che questi siano favoriti dalle commissioni d’esame: “I
ragazzi di Milano e dintorni brillano ai test Invalsi e nelle rilevazioni Ocse
Pisa, prove standard, uguali per tutti”, mentre quando ci sono di mezzo
scrutini e maturità “la partita la stravincono i colleghi del Sud a partire dai
calabresi”. I quali “però”, aggiunge il giornale, “restano indietro nei test nazionali”.
E anche questo non è vero. Le “rilevazioni” Ocse Pisa sulla capacità extrascolastica
dei diplomati non fanno testo, sono valutazioni, i test Invalsi sì, e in quelli
non c’è discrepanza con gli scrutini e le maturità.
Il
giornale si fa forte delle opinioni del provveditore agli studi, Francesco De
Sanctis, e dell’assessore regionale Valentina Aprea – una che da
sottosegretario di Letizia Moratti al ministero dell’Istruzione non ha meritato
100. Due nomi meridionali.
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