“Ma
quanto si ruba nel mercato e nelle imprese in Italia? Il quesito è d’obbligo
dopo le ripetute denunce sulla diffusione della corruzione nel mondo degli
affari, che vengono dalla presidenza dell’Abi, dalla presidenza della Camera,
dalla Confindustria, dalla magistratura. Il riferimento non è alla criminalità
organizzata ma ai comportamenti dei cosiddetti colletti bianchi: imprenditori,
manager, proprietari, e i tanti professionisti del mercato, intermediari
finanziari, promotori, consulenti, pubblicitari. Sono i gruppi sociali che si
definiscono anche borghesia in senso proprio, quella del denaro, e classe
dirigente.
“Tentiamo
una risposta al quesito analizzando le decisioni delle autorità di controllo
del mercato, e alcuni casi di cronaca che hanno coinvolto grandi aziende, Eni,
Ferfin-Montedison e Rizzoli Corriere della sera. La magistratura, che con Mani
Pulite ha affinato gli strumenti d'intervento contro la corruzione, li ha però
limitati alla funzione pubblica, partiti, burocrazia e aziende pubbliche.
“Edwin
Sutherland, che nel dopoguerra con “Il crimine dei colletti bianchi” ha avviato
questa branca della criminologia, ha individuato una dozzina di comportamenti
illeciti: accordi monopolistici, truffe commerciali, frodi finanziarie,
contraffazione di marchi, manipolazione sociale (pubblicità ingannevole),
manipolazione dei bilanci, sfruttamento del lavoro, e varie forme di abusi di
fiducia, a danno degli azionisti, di altri manager, dell'azienda. La casistica
si è da allora moltiplicata, sopratutto a danno del fisco e delle stesse
aziende prima ancora che degli utenti, per la liberalizzazione dei movimenti di
capitale, la deregolamentazione dei mercati e il loro sviluppo. Per l’economia
di questa nota ricorreremo a una classificazione semplice: gli illeciti nel
mercato e gli illeciti nelle aziende.
“La
Consob, Commissione di vigilanza sulle società e la Borsa , in esercizio da un
ventennio, ha intensificato ultimamente l'attività repressiva, sancita dagli
statuti ma inapplicata nella prassi avviata dal suo primo presidente, Guido
Rossi. Nel 1994 ha
sporto 284 denunce, 230 nel 1995 e 217 nel 1996. La progressione è in calo
perché sono diminuite le infrazioni accertate a carico degli operatori
finanziari pullulati con la liberalizzazione (sim, promotori, agenti di
cambio): oggetto dell’80-85 per cento degli esposti, questo settore è ora
meglio regolato, anche per la selezione operata dal mercato. Sono invece in
aumento i reati societari: le denunce sono state 43 nel 1994, e 47 nel 1995.
“Le
denunce Consob vertono quasi tutte sul falso in bilancio o in comunicazioni
sociali. Questo è l'unico crimine di natura finanziaria che il codice, che
risale al 1942, persegue. Per questo reato la Consob ha denunciato Gemina, nell'agosto del
1996. Per il successivo progetto di SuperGemina, poi fatto abortire dagli
stessi proponenti, ha minacciato di denunciare Mediobanca. L'insider trading, o utilizzo a fini speculativi delle informazioni riservate
ai manager, punibile in Italia da due anni, ha avuto già una vittima illustre
in Carlo De Benedetti: a suo carico la Consob ha promosso tre procedimenti alla Procura
di Torino, per operazioni sui titoli Olivetti nel 1993 (aumento di capitale),
nel 1994 (accordo con Digital), nell'agosto-settembre 1996 (perdite record).
“L'Antitrust,
Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha accertato un numero
rilevante, e in accelerazione, di casi di pubblicità ingannevole nei suoi
cinque anni di esercizio - 282 nel 1996, su 421 denunce. Il rapporto tra le
violazioni accertate e le denunce è sempre molto elevato, sul 70 per cento. Le
denunce, in prevalenza di consumatori e associazioni di consumo, e i casi
d'infrazione riguardano, in ordine decrescente, l’istruzione e la formazione,
le cure cosmetiche e dietetiche, le vendite per corrispondenza, i maghi, i
servizi informatici, i concorsi a premio, l’editoria (il caso più importante è
quello della rivista “Millionaire”), i viaggi.
“Altre
autorità non sono così attive. È il caso in particolare del Garante per la
televisione e l’editoria, e dell’Isvap, che controlla le assicurazioni. Ma i
due campi non sono esenti da infrazioni e illegalità, residuo in particolare
della loro recente espansione selvaggia. Il mercato dell’etere è ancora
anomico, mentre restano zone d’ombra sulla proprietà effettiva delle emittenti
tv e sul carattere surrettizio di alcune forme di pubblicità e promozione.
“Un
settore del tutto scoperto è quello ambientale, dove i controlli sono locali, e
quindi erratici, e le infrazioni sono la regola: dalla diga del Vajont (duemila
morti) a quella di Stava (250 morti), da Seveso all’Acna di Cengio e alla
Montedison di Massa, dagli scarichi alle discariche. Un filone importante, e
per le dimensioni economiche delle irregolarità e per gli effetti negativi che
induce sull’affidabilità dell'Italia in Europa,è quello delle infrazioni alla
politica agricola comunitaria, alle quote di produzione (latte, vino, agrumi),
alle integrazioni di prezzo (olio, granaglie), agli “incentivi dissuasivi”
(maggese, abbattimento bestiame).
“I
comportamenti illeciti diventano la norma negli affari di piccole dimensioni,
per la paralisi della giustizia civile. Non conviene più perseguire un recupero
crediti inferiore ai 10 milioni, o una bancarotta per meno di 100 milioni.
Buona parte delle sofferenze delle banche è costituita dai mutui casa. Un noto
avvocato romano, che ha preso un mutuo di 800 milioni, non ha pagato nemmeno la
prima rata e ha proposto alla banca una transazione di 150 milioni: a tanto ha
attualizzato i tempi e l’economia del recupero. Il capitolo maggiore è però
Nerolandia, una ragnatela fertile di innovazioni per truffare il fisco e le
contribuzioni parafiscali obbligatorie, con l'occultamento di poste di bilancio
e la creazione di disponibilità extracontabili (fondi neri).
“Nerolandia
è, insieme con la pratica inveterata delle regalie e tangenti sugli acquisti,
sperimentata da qualsiasi fornitore di beni e servizi a un’azienda, grande o
piccola, il canale principale della corruzione all'interno delle aziende. In
Gemina-Rcs la società di revisione Kpmg, indagando su 22 delle oltre 70 mila
operazioni messe in opera dalla finanziaria e dalla casa editrice tra il 1988 e
il 1995, ha
individuato “anomalie” per una settantina di miliardi, a favore di soci,
manager, consulenti e sindaci. La casa editrice del “Corriere della sera” tenta
ora di rivalersi con azioni di responsabilità con gli ex amministratori Giorgio
Fattori, Lorenzo Folio e Giovanni Cobolli Gigli, e con una richiesta di danni
per 80 miliardi all’Ifi-Fiat, per la vendita giudicata truffaldina del gruppo
Fabbri nel 1990. Fattori ha a sua volta chiamato in causa tutti gli ex
amministratori Rcs e Fabbri, da Furio Colombo a Luca di Montezemolo.
“L’azione
di responsabilità contro gli ex dirigenti sta diventando una norma nelle grandi
aziende. All’Eni un'indagine contabile interna ha valutato che 535 miliardi
sono stati sottratti negli anni Ottanta da manager e amministratori. Non si
riconosce l’esito delle azioni di rivalsa all’Eni. Alla Ferfin-Montedison l’azione
di recupero è stata invece fruttuosa: 310 miliardi sono stati restituiti in
diciotto mesi, con rapide transazioni extra-giudiziarie, da una ventina di ex
manager e amministratori”.
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