L’aneddoto è marginale (forse per questo i giornali
non ne parlano?), il fatto no: non c’è una partita politica leale, tra i
partiti in gara per le politiche tra un mese, c’è una giustizia politica. Che
in questa fase è impegnata contro Berlusconi. Da parte dei giudici di sinistra
e dei tanti Procuratori Capo di Fini. Si riaprono vecchi dossier. Se ne
inventano di nuovi. Alcuni si dimenticano – sono finite le indagini a carico
degli uomini di Casini, in Sicilia e nel Lazio, e di Fini. Alla giustizia in genere basta un reato per infliggere una condanna, qui si affastellano indagini senza mai una vera condanna, dei dossier.
La giustizia politica è in Italia “normale”. Dapprima fu
a carico della sinistra. La inventò Fanfani col caso Montesi, per smontare le ultime
posizioni dossettiane nella Dc. Andreotti ne fece strumento feroce, per una dozzina
d’anni, contro i socialisti e contro Moro – da ultimo contro Baffi e
Sarcinelli, cioè contro la Banca d’Italia (a favore di Sindona…). E tale è
rimasta, passando negli anni 1980 a sinistra con l’ex Pci, che la premia con
avanzamenti, cattedre e posti da parlamentare, dapprima contro i socialisti poi contro Berlusconi.
È una “giustizia” che non paga politicamente –
Andreotti non costituisce un precedente, era anche lui vittima dei giudici. È un
motivo di campagna elettorale offerto a Berlusconi. Le
ultime vittorie della sinistra, quelle di Prodi, di Pisapia, si sono avute
segnalatamente senza “ferri”. C’è però da chiedersi dove sarebbe la sinistra
senza i giudici, e questo è il vero problema - perché la destra è tanto forte
se la sinistra è inattaccabile.
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