È stato il messaggio malinconico, anche, di uno che si
è sconfitto – seppure non nuovo a imprese del genere. Affidandosi a uno che l’ha tradito
in due modi: ha portato il paese alla recessione, con applicazione, e ora lo
sfida sul suo terreno, puntando con la stessa applicazione al voto d’opinione che
guardava al partito Democratico, di cui Napolitano è stato l’alfiere.
Tradito da uno, però, da cui Napolitano si è fatto
abbindolare tradendo a sua volta. Quando a fine 2011 concorse con mano pesante a
esautorare il governo eletto. Nella storia diplomatica non c’è un solo caso
virtuoso di due linee di condotta contrastanti, tra il “sovrano” e il governo
eletto. I contrasti vanno composti prima,
fuori ci dev’essere una sola posizione, altrimenti si tradisce.
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