giovedì 3 gennaio 2013

La questione sociale è politica

La novità di Napolitano nel suo ultimo messaggio è il riconoscimento che una questione sociale è stata “creata”. Non di problemi settoriali o temporanei, come ha tenuto a precisare, ma di sistema: la recessione è troppo lunga e troppo profonda e estesa. Ma l’ha creata il “suo” governo, si deve aggiungere, anche se questo l’onesto presidente non era tenuto a dirlo, ne è una vittima pure lui.
È stato il messaggio malinconico, anche, di uno che si è sconfitto – seppure non nuovo a imprese del genere. Affidandosi a uno che l’ha tradito in due modi: ha portato il paese alla recessione, con applicazione, e ora lo sfida sul suo terreno, puntando con la stessa applicazione al voto d’opinione che guardava al partito Democratico, di cui Napolitano è stato l’alfiere.
Tradito da uno, però, da cui Napolitano si è fatto abbindolare tradendo a sua volta. Quando a fine 2011 concorse con mano pesante a esautorare il governo eletto. Nella storia diplomatica non c’è un solo caso virtuoso di due linee di condotta contrastanti, tra il “sovrano” e il governo eletto. I  contrasti vanno composti prima, fuori ci dev’essere una sola posizione, altrimenti si tradisce.

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