L’eugenetica fu semplice e bella anche
per Margaret Sanger. Che Charles Davenport, genetista, aveva divisato a fine
Ottocento, per una società in cui “innamorarsi con intelligenza”, niente di
più. Ma gli amori intelligenti Davenport riuscì a immaginare solo tra partner astemi, danarosi e nordici. Margaret Sanger, che gli
subentrò nell’impegno, li praticò personalmente a partire da Havelock Ellis, il
sessuologo. Al quale si legò una volta libera dal secondo matrimonio con tre
figli - dopo il primo di prova contratto a diciott’anni. Si fece patrona degli
immigrati, contro lo stesso Davenport che non li voleva di razza latina o balcanica,
meno che mai asiatica, e quelli che c’erano voleva sterilizzati. E distribuì personalmente
profilattici gratis nei quartieri poveri di New York. Nel controllo delle
nascite individuando anche il nodo della liberazione della donna.
Si espongono o uccidono le bambine,
Margaret spiegò nel 1920 in “Woman and the New Race”, in India e Cina, a iniziativa
delle stesse madri. Come già a Sparta, dove le donne, possedendo i due quinti
della terra, controllavano la famiglia e l’infanticidio selettivo. In Germania
la pratica fu tanto diffusa che “un solo principe ebbe a condannare ventimila
donne a morte per infanticidio”, e un decreto del 1532 dovette comminare a
scopo dissuasivo pene quali l’impalamento, la sepoltura da vivi, l’annegamento
in un sacco con un serpente, un cane e un gatto. In Italia per ogni 100 uomini
infanticidi Margaret registrava 477 donne – senza contare che l’uomo “di solito
lo fa istigato dalla donna”.
L’aborto selettivo surroga oggi
l’infanticidio, con effetti variati: nei paesi islamici si abortisce, Margaret
Sarger rilevò, sempre in “Woman and the New Race”, dopo che è nato il figlio
maschio. Negli Usa stimò fra uno e due milioni di aborti l’anno, “una disgrazia
per la civiltà”. Abortivano di più i neri, che però insistevano a procreare, e questo era insieme una
disgrazia e un problema, affermava Sanger, moltiplicandosi criminali e
asociali. Su questa base l’aborto selettivo diverrà la soluzione anche
per lei, appena due anni dopo la “disgrazia per la civiltà”: per duecento
pagine in “The Pivot of Civilization” calcolò il costo “dell’imbecille
sull’intera razza umana”, anche “finanziario e culturale” - con prefazione di
H.G.Wells.
Con la “The Birth Control Review”,
1917-1921, già qualche mese prima Margaret aveva finito per parlare di “peso
morto di rifiuti umani”. Allargando la “minaccia alla razza” a neri, latini e
balcanici, a causa non della lingua ma dell’inferiorità mentale. Contro i
poveri fare appello alla scienza è non si sa se filantropia o crudeltà.
The Autobiography of Margaret Sanger, Dover, pp. 504,
$ 13
Nessun commento:
Posta un commento