sabato 19 gennaio 2013

L’amore è felino

Il tema è sempre quello, le malinconie dell’amore. Con la regressione inevitabile allo “stato naturale” dell’autrice bambina, s’intende la natura come innocenza. Di cui è parte l’amore degli animali. Qui senza più la trasposizione nell’amore delle attese di vita: i due protagonisti, ventenni, si conoscono da una vita, e si sposano per subito lasciarsi, ognuno alle sue abitudini.
Una storia derivata da un aneddoto non semplice ma non suscettibile di sviluppi, raccontato da Colette in “Nudité”, un breve scritto del 1943, dieci anni dopo “La gatta”: un giovane sposo le ha confidato a Saint-Tropez la sua delusione, dopo la prima notte di matrimonio, passata a rassicurare la sposina sulle “virtù naturali” della nudità, di vederla l’indomani aggirarsi disinvoltamente nuda.
Colette era al suo ultimo, e non più impegnativo, matrimonio, con Maurice Goudeket, un compagno più che un amante, dopo quelli tempestosi con Willy e con l’ambasciatore a Roma e storico de Jouvenel. Lei stessa innamorata della sua gatta. Ma qui più che altrove fa della gatta un personaggio e anche un modo di essere: soggetto attivo della trama, tra amore, sdegno, gelosia e consolazione, e modo di essere dell’autrice, nella scrittura e nella vita, felino seppure addomesticato, curiosa e distaccata. Con l’indolenza accattivante che la distingue, nella iperattività.  
Colette, La gatta 

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