La
vittoria dell’euro, come tutte, è peraltro piena di rovine. Soprattutto nella
fiducia. Soprattutto in Italia, il terreno della battaglia, che ha pagato e
paga le spese di questa guerra, un contro salatissimo - il più duro dopo quello
della Grecia ma senza le colpe della Grecia. Con una recessione “indotta” che
non ha precedenti nella storia economica, indotta dal governo italiano anche se
su indirizzo europeo. Con un contributo pesantissimo degli stessi partner europei, le banche tedesche per
prime, poi le olandesi e le francesi,
che si sono liberate d’un colpo dei Btp all’inizio dell’estate, a conoscenza
dell’attacco in corso all’euro, provocando uno tsunami.
venerdì 4 gennaio 2013
L’anno della guerra all’euro
La
guerra all’euro si è conclusa. Uno dei suoi araldi, l’“Economist”, l’ha
dichiarata conclusa a dicembre, argomentando che l’offensiva di Londra e New
York ha “sottostimato la volontà politica” d’impedirne il fallimento. Che non
sembra però un errore: la volontà politica dietro l’euro doveva essere
presupposta e non messa in dubbio.
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