venerdì 18 gennaio 2013

L’economia sia un po’ stupida

Una “teoria delle organizzazioni” basata sulla stupidità? Se non è una stupidaggine, si direbbe uno scherzo. Roba da premio Ignobel? E invece no, è l’esito di un lavoro articolato, i cui esiti sono pubblicati nel numero di novembre di una rivista che fa testo negli studi di management, il “Journal of Management Studies”, a opera di due studiosi veri, Mats Alvesson, dell’università di Lund, in Svezia, André Spicer, della Cass Business School, ottimo indirizzo londinese, con tanto di diagrammi, e una bibliografia di quattro fittissime pagine.
L’argomentazione è specialistica. Gli autori mettono in dubbio la teoria prevalente – ovvia – della “mobilitazione delle capacità cognitive” come ottimizzazione delle risorse umane, proponendo
quella che appunto definiscono “stupidità funzionale”. La mobilitazione, in sostanza, di quella parte della “vita organizzativa” che viene esclusa o sottovalutata: l’irruenza (l’assenza di riflessività), la tigna (“il rifiuto di usare le capacità intellettuali in modi diversi che non quelli miopici”), l’assertività (il non giustificarsi). Che è prevalente nei contesti dominati dall’“economia della persuasione che si basa sul’immagine e la manipolazione simbolica”. La pubblicità evidentemente, ma anche il marketing, e le stesse scelte produttive indirizzate al consumo.
Ma qui viene il bello. La mobilitazione a senso unico delle capacità cognitive “porta a forme di management stupido, che reprime o marginalizza il dubbio e blocca la comunicazione”. Attraverso un processo di raffinazione, si può dire, per cui ognuno poi finisce per dire quello che si deve dire. Un circolo vizioso della stupidità, innescato dalla gestione troppo virtuosa della stupidità stessa, la Tutti si sentiranno a quel punto molto sicuri, ma al costo di dispersioni, di complessi, di perdita del senso di gruppo. È quello che Mats e Spicer chiamano la “self-reinforcing stupidity”, invece della “functional stupidity”.
Non è così straordinario come sembra. Henry Ford, si ricorderà, fece l’automobile di massa dando lavoro anche agli scemi: perché, giustamente, faceva l’utilitaria per venderla, e poteva venderla se c’era un numero consistente di redditi in grado di comprarsela, magari con le sue retribuzioni. Una concezione dell’economia di cui i professori inorridiscono, anche quelli al governo: troppo stupido?
Mats Alvesson, André Spicer, A Stupidity-Based Theory of Organizations, in “Journal of Management Studies”, novembre 2012, pp 1195-1220, free onlinejoms

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