giovedì 17 gennaio 2013

L’endorsement di Draghi a Monti, a spese dell’Italia

Superficialità? No. Impudenza? Forse. Sicuramente è una dichiarazione di voto, quello della Bce, in favore di Monti. Senza veli.
Una cosa che non è piaciuta, non a destra e nemmeno a sinistra. Dove si fa rilevare che in altro contesto, la Francia o la Germania, un banchiere centrale europeo si sarebbe astenuto da ogni commento, “tanto più contro la tendenza dei mercati”.
Il “Bollettino” della Bce parla di allontanamento dei grandi investitori internazionali dai buoni del Tesoro italiani proprio quando il Tesoro annuncia il loro ritorno in forze. All’asta di ieri dei Btp a 15 anni, quelli che richiedono maggiore fiducia, la domanda è stata doppia dell’offerta, e il 60 per cento dei titoli in vendita è stato sottoscritto da investitori internazionali (il 26 per cento da banche).
La Bce fa valere che il “Bollettino” è redatto con anticipo e solo per ragioni di calendario è stato pubblicato oggi. Ed è redatto dall’Ufficio Studi e non dalla presidenza. Ma la scusa non ha convinto nessuno. Il “Bollettino” ha comunque la capacità d’influenzare i mercati, e quindi le riserve sull’Italia sono un’imprudenza.
La redazione delle riserve è fatta ascendere a Draghi, là dove dice: “L'accresciuta incertezza politica” è stata “all’origine di alcuni flussi di capitali, con l’obiettivo di ricercare investimenti più sicuri, verso i titoli emessi dai paesi con rating AAA”. Il fatto è tecnicamente ininfluente – l’investimento è privilegiato comunque nei paesi con la tripla A. Il dosaggio delle parole no: l’incertezza politica “accresciuta” e gli “alcuni” deflussi di capitale. Che ci saranno anch’essi, e sono ininfluenti, ma non se a dirlo è la Bce.

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