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martedì 8 gennaio 2013

Letture - 123

letterautore

Best-seller – Già trent’anni fa, rivelava Borges nel 1984, l’università di Buenos Aires li consigliava agli studenti invece degli studi di letteratura, come “letteratura media”. Letteratura? Media?

Blixen – Dunque Karen Blixen evitò il premio Nobel perché morì quando avevano deciso di darglielo. Sembra uno dei suoi racconti,. Sembra, lei evitava invece il paradosso, la natura e la storia vi sono inquiete – mosse da presenze inquiete, passioni boomerang, e visioni quanto mai realistiche.

Fantascienza – È cataclismica, mai consolatrice. Per questo sempre più letta? In parallelo con l’estensione cataclismica della scienza. Che ancora non è in grado di creare, e nemmeno di salvare, ma di distruggere sì, chimicamente, nuclearmente, e anche meccanicamente, col solo motore a scoppio (combustione interna) – quando l’Asia si farà l’utilitaria.
È l’epoca del sogno di Woodsworth, nel secondo libro di “Prelude”. Woodsworth vi racconta la conversazione con un amico sulla possibilità che l’umanità, con tutta la sua scienza, resti annientata in un cataclisma. L’amico gli confessa che anche lui ha provato questo timore. E Woodsworth conclude: io l’ho sognato.

Borges argomenta ripetutamente che la parola è sbagliata. Che l’originale, science fiction, andrebbe tradotto  “finzione scientifica”. Bizzarro accanimento sintattico, mentre fantascienza è proprio science fiction. Anche alla lettera, se non grammaticalmente.

Filologia - È retrograda. Cerca il morto come se fosse più vivo, solo seppellito da incrostazioni, da sviluppi, affinamenti, variazioni, arricchimenti. Va all’origine delle parole, e delle “cose” letterarie, come a un momento creativo, incomparabilmente superiore alla condizione attuale. Pure incomparabilmente più “progredito”, nel senso di puro e profondo. Complesso, spesso di anni se non anche di saggezza, intuito, inventiva, deancillarizzato.
Rientra nel creazionismo, che invece tende a negare sul piano critico (storia). È una forma del passatismo, anche, eterno – conservatorismo, reazione: la ricerca dentro l’accumulo di esiti e significati, che di per sé si vuole un passo in avanti, è un riavvolgimento a ritroso. Una cristallizzazione dell’antico in senso “positivo”: più significante: più complesso, più umano.
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Francese – Tutti se ne piccavano, e all’improvviso è diventato lingua morta. Alla tv, nella pubblicità, per la strada. Si trova scritto nel libri e nei giornali calambour, e anche calambur. Si dice steig per stag, désert per dessert, è depliant con l’accento sulla t in fondo. La biglietteria del Teatro di Roma non sa cos’è la matinée, che vende. Anche un primario attore: matinée intende la recita antimeridiana, dal lunedì al venerdì, per le scuole. 

Inglese  La filosofia inglese è scozzese , dei due Adam, Smith e Ferguson, di Hume, James Mill, James Clerk Maxwell, nonché di mezzo Kant, che era scozzese come Hume per parte di padre, il sellaio Cant – e come l’Andrew Cant, l’ecclesiatico scozze del Cant-style, che sta per lingua irta, gergale, e linguaggio ipocrita, nonché per gioco di parole. A partire da Scoto Eriugena, Riccardo di San Vittore e Duns Scoto. Anche se alcuni sono irlandesi.  La letteratura invece è stata irlandese – prima di diventare anglo-indiana: Swift, G.B.Shaw, Wilde, Yeats, Joyce, George Moore. Anche Conan Doyle, nato a Edimburgo di famiglia irlandese. Joyce e Yeats che, nota Borges, prediligevano “l’anima delle parole più che le passioni”, per un’identificazione cioè totale con la lingua. È grande merito dell’inglese avere attratto così tante menti geniali, è la vera lingua per tutti. Dopo che anglo-indiana potrebbe essere anglo-cinese, lere cinese, perché no?

Scoto Eriugena, IX secolo, conosceva il greco e lo insegnava, non agli inglesi che erano troppo ignoranti, ma sul continente sì, alla corte francese per esempio, di Carlo il Calvo, il nipote legittimo di Carlo Magno. Delle tante identità di Shakespeare manca solo quella irlandese, e magari sarebbe quella giusta.

Leggere – In Etiopia, al tempo del socialismo scientifico di Menghistù Hailé Mariam, chi non sapeva leggere e non andava a scuola andava in carcere.  In Iran, al tempo dello scià, gli insegnanti erano militarizzati: un po’ perché non rifiutassero le scuole rurali, un po’ per proteggerli dal malanimo dei paesani. Anche Menghistù come lo scià aveva militarizzato gli insegnanti. Ci dev’essere un lato oscuro nell’imparare a leggere, pure l’Italia mandava i carabinieri quando i bambini non andavano a scuola.

A Milano san Carlo Borromeo aveva insegnato a leggere a bocca chiusa, con risparmio di energie - e a governarsi come le gru, vigili e protettive.

È una forma di trasmissione del pensiero.

Si comprano libri finendo col “confondere il possesso del libro col possesso dei suoi contenuti”, ride di sé Borges, che continuò a comprarli anche nei trent’anni che visse da cieco. Si legge cioè senza leggere, per contatto.
 “Soprattutto se si tratta di romanzi”, aggiunge Borges, “non si è mai sicuri di averli letti oppure no”. Questo sembra diminutivo per i romanzi, da Borges non  amati (eccetto naturalmente “Don Chisciotte”, la “Divina Commedia”…), e invece no. È un omaggio al romanzo, all’inventiva.

“Frequento un gruppo di lettura per bere un po’ di vino”, confessa l’agitata casalinga giovane a ritmo di rap nello spot britannico per la Fiat 500 L – come quella che risparmia su tutto, quindi anche sulla benzina. Di non grande richiamo forse, ma dice bene: per che altro si frequenterebbero i gruppi di lettura? A Roma riuniscono i reduci del Pci.

Milano – Arbasino prende spunto da un mediocre libro di Vigevani, “Milano ancora ieri”, per un’operazione nostalgia, sulla Milano che non c’è più. Ne scrive più a lungo di Vigevani, anche se in forma di articolo, ma, benché sia Arbasino, non riesce a ricordare altro che latterie, droghieri, lavanderie. Si capisce che ne sia scappato, lui come tanti altri lombardi illustri. Ma rivela di avervi sempre mantenuto un’abitazione, affittuario dei Bompiani per trent’anni. Per “fare lo scrittore” non c’è che Milano.

Presepe - Disturba non solo le maestre lombarde di parrocchia interculturate, ma anche Michela Murgia tournée femminista (“Ave Mary”) – anch’essa femminista devota. La disturba la Madonna, e pure il presepe. Forse nella nuova veste di presentatrice delle "Lettere dal carcere" di Gramsci, che invece la commuove.
Anche il presepe è (diventato) di partito. Ora che il partito non esiste più - i vecchi regimi hanno queste persistenze. Allora, forse, è da dire così: sono forme di nostalgia, il presepe urta perché è presente, Gramsci commuove perché è assente.
Il Gramsci originario avrebbe apprezzato il rifiuto “cristiano” del presepe, e della Madonna? Non ebbe occasione di farlo e non lo sappiamo, ma è da dubitare.

Roma – È, è stata, il punto di attrazione della letteratura nel dopoguerra. Di grossi filoni: lombardo (Gadda, Arbasino), siciliano (Brancati, Sciascia), veneto (Berto, Parise). Di altre minori: Calabria (Alvaro), Abruzzo (Silone).
Del filone veneto soprattutto, in quanto Roma del boom, della dolce vita. È il caso di Berto e Parise. Uno a destra, uno a sinistra, come è l’obbligo, per la carriera, anche se con battute d’arresto e passi falsi. Anche di Pasolini, il cinema è attrazione fatale. Tutt’e tre coi loro fracchettini. Svevo, di prima della guerra, Magris, di dopo il boom, Roma hanno snobbato. Oppure: i triestini non sono veneti, mentre lo sono i friulani. Ci vorrebbe una geografia letteraria di queste migrazioni.

Parola – Le parole sono le cose. E per questo sono equivoche. Non solo per calchi, derivazioni, parentele, vere e false, derive, ma per natura: la parola è suono. 

Pound - È europeo. Un innesto americano in Europa, fertile per l’Europa, perduto per gli Usa, malgrado i tanti polloni individuali – fino alla stessa stagione beat, A.Ginsberg lo sapeva e lo dise, nella “conversazione” con Pound organizzata da Michael Reck su “Evergreen” del giugno 1968.

Scrivere - “Pubblicare non è parte essenziale del destino di uno scrittore” disse Emily Dickinson. Ma della sua vita sì. Si fantastica per se stessi. Ma l’operazione di scrivere è uno dei sistemi di equazioni a più alto numero di variabili, laborioso, sedimentato (incrostato): ha bisogno di una serie di attrezzi e supporti, mentali culturali, e partici, di una progettazione costante, di studio, di ricerca, di revisione, e anche di comunicazione. Non può essere esercizio solitario.

letterautore@antiit.eu

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