Il
prezzo raddoppia senza investimenti né migliorie, solo perché i Comuni hanno
bisogno di soldi. Era
inevitabile dopo l’imbroglio del referendum. Un cinico sfruttamento della
buonafede, Vendola in testa, dei più. Facendo appello al sentimentalismo del
bene comune. Mentre si trattava soltanto di mantenere l‘acqua e gli acquedotti
sotto la ferula degli amministratori locali, i sindaci e i presidenti di
Regione. Il centro della corruzione della spesa pubblica superflua e
incontenibile.
Vendola
viene in primo piano non solo perché ha guidato l’imbroglio referendario. Ma
perché il suo Acquedotto Pugliese è un monumento allo scandalo. Già dieci anni
fa, quando voleva comprarselo l’Enel, “si perdeva” metà dell’acqua convogliata.
Che la Puglia sottraeva alla Basilicata, a costo zero. Una rendita, che la
Puglia si permetteva e si permette di sprecare, tanto le sue entrate aumentano
sempre. In tutta l’Italia l’Autorità calcola una dispersione del 30 per cento.
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