Adelia Battista ha
incrociato Ortese come studiosa, autrice di una tesi di laurea sulla
scrittrice, su proposta di Carmine Di Biase, “un anziano sacerdote subentrato
per ragioni di salute a Mario Pomilio” all’università Suor Orsola Benincasa a
Napoli, che era rimasto in buoni termini con la scrittrice. E la frequentò poi
da giornalista, a Rapallo e a Milano, dove la Ortese soggiornò un paio di volte
per rivedere le bozze della sue opere riprese da Adelphi, nella casa di riposo
Anni Azzurri, in una stanza minuscola, anche se al centro della città, in via
san Luca, 4.
Battista mette
nel piatto anche molte carte di Ortese, un diario, e le lettere che scrisse a
Dario Bellezza. Di donna già appassita, per l’amore infelice con Marcello
Venturi, e tuttavia sempre in carne. Ma più usa la chiave dell’ordinario. Una
storia costruisce sommessa, quasi intima, ma brillante di persone, colloqui,
presenze. In breve vediamo Anna Maria, e tutto attorno a lei (eccetto il padre:
cancellato per un motivo? senza motivo?): la madre bambina, i fratelli morti
giovani, i nonni importanti, ingombranti, la sorella Maria, bella, simpatica e
sola, il fratello Francesco, l’amica-governante a Rapallo, e tutti coloro,
pochi, che la incrociavano giornalmente nella sua vita di reclusa, vicini,
affittuari, librai, giornalai, tabaccai, panettieri, droghieri – oltre a
qualche nome di rispetto: Vittorini appunto, Compagnone, Rea, e gli
stimabilissimi Bontempelli e Paola Masino. Un’idea eccellente e un’ottima resa.
Adelia Battista,
Ortese segreta, Minimum Fax, pp. 103
€ 7,50
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