Non se ne può dire altro, dopo le decisioni opposte,
in materia di “responsabilità oggettiva”, nel caso della Juventus e nel caso
del Napoli, a pochi mesi di distanza, da parte della stessa Corte di giustizia
del calcio, composta dagli stessi uomini. Quattro mesi fa, meno, Sandulli,
Mastrandrea & co. condannavano l’allenatore della Juventus Conte a dieci
mesi, gli stessi che ora dicono assolutamente non colpevoli il Napoli e i suoi
calciatori, la “responsabilità oggettiva” e “l’omessa denuncia” asserendo non ascrivibili.
Con abbondanti riferimenti alla Costituzione, per accrescere la beffa.
Si potrebbe farne una questione di elevato profilo
giuridico. Della “responsabilità oggettiva”, certamente incostituzionale, sono campioni
Borrelli, Capotosti, e forse pure Mirabelli, i santoni che presiedono alla Commissione
di garanzia della giustizia sportiva – i giudici dei giudici… Ma è gente
che sta lì per occupare il posto, e per il non disprezzabile cachet. La giustizia i gentiluomini semplicemente la fanno, tra amici, della dottrina si servono quanto basta.
È la giustizia mafiosa. Di una mafia che non ha un
Riina collerico, ma la vera mafia è silenziosa – e sempre si appropria della
giustizia. Di essa i tifosi sono vittime ogni volta che vanno allo stadio, con
arbitri che palesemente fanno la
partita, seppure tradendosi con la smorfia, il sorrisetto, il gesto inconsulto, tutto quello che non si
vede negli altri stadi europei. Ma qui il danno è lieve, il tifoso paga di
tasca sua – potrebbe sottrarsi alla partita. Diverso è il caso della Corte federale
del calcio. Una mafia che si fa pagare dallo Stato, cioè da noi, sarebbe incredibile
se non fosse vera. Ma così è: la Figc è finanziata dal Coni, che è lo Stato.
Conniventi
Nelle segrete cose, il doppio standard della giustizia calcistica segue alla riconferma di Abete e Beretta al vertice delle istituzioni
del settore, Figc e Lega Calcio. Mallevadore Lotito. Due vecchi democristiani. Due vecchi arnesi del
vecchio sistema di potere che tanto vecchio però non è. Nel senso che affosserà
pure il calcio, ma è forte. Anche nella Corte di giustizia e nella Commissione
di garanzia: solo amici degli amici. De Laurentiis è stato importante per la riconferma
di entrambi, e il Napoli è stato premiato.
Ma è anche da dire che Abete, Beretta e la loro
giustizie non hanno una vera opposizione. La Juventus, benché ampiamente
bastonata, non reagisce. È connivente? Nei fatti sì. Si spiega così che nessuno contesti il delitto di associazione mafiosa. Neanche un concorso esterno, che altrove si elargisce con dovizia. È la forza della
vecchia politica, che non è mai tramontata, con tutti questi decenni di antipolitica e rinnovamento. De Laurentiis, appena assolto, ha invocato la riforma della
giustizia sportiva, che Agnelli-Juventus chiede da tempo. Un gattopardismo da manuale.
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