sabato 19 gennaio 2013

Perché finanziare la mafia del calcio?

Non fa morti e quindi se ne può ridere. Ma la giustizia del calcio è comunque una cosa seria, anzi tragica. Addomesticata e mafiosa.
Non se ne può dire altro, dopo le decisioni opposte, in materia di “responsabilità oggettiva”, nel caso della Juventus e nel caso del Napoli, a pochi mesi di distanza, da parte della stessa Corte di giustizia del calcio, composta dagli stessi uomini. Quattro mesi fa, meno, Sandulli, Mastrandrea & co. condannavano l’allenatore della Juventus Conte a dieci mesi, gli stessi che ora dicono assolutamente non colpevoli il Napoli e i suoi calciatori, la “responsabilità oggettiva” e “l’omessa denuncia” asserendo non ascrivibili. Con abbondanti riferimenti alla Costituzione, per accrescere la beffa.
Si potrebbe farne una questione di elevato profilo giuridico. Della “responsabilità oggettiva”, certamente incostituzionale, sono campioni Borrelli, Capotosti, e forse pure Mirabelli, i santoni che presiedono alla Commissione di garanzia della giustizia sportiva – i giudici dei giudici… Ma è gente che sta lì per occupare il posto, e per il non disprezzabile cachet. La giustizia i gentiluomini semplicemente la fanno, tra amici, della dottrina si servono quanto basta.
È la giustizia mafiosa. Di una mafia che non ha un Riina collerico, ma la vera mafia è silenziosa – e sempre si appropria della giustizia. Di essa i tifosi sono vittime ogni volta che vanno allo stadio, con arbitri che palesemente fanno la partita, seppure tradendosi con la smorfia, il sorrisetto, il gesto inconsulto, tutto quello che non si vede negli altri stadi europei. Ma qui il danno è lieve, il tifoso paga di tasca sua – potrebbe sottrarsi alla partita. Diverso è il caso della Corte federale del calcio. Una mafia che si fa pagare dallo Stato, cioè da noi, sarebbe incredibile se non fosse vera. Ma così è: la Figc è finanziata dal Coni, che è lo Stato.
Conniventi
Nelle segrete cose, il doppio standard della giustizia calcistica segue alla riconferma di Abete e Beretta al vertice delle istituzioni del settore, Figc e Lega Calcio. Mallevadore Lotito. Due vecchi democristiani. Due vecchi arnesi del vecchio sistema di potere che tanto vecchio però non è. Nel senso che affosserà pure il calcio, ma è forte. Anche nella Corte di giustizia e nella Commissione di garanzia: solo amici degli amici. De Laurentiis è stato importante per la riconferma di entrambi, e il Napoli è stato premiato.
Ma è anche da dire che Abete, Beretta e la loro giustizie non hanno una vera opposizione. La Juventus, benché ampiamente bastonata, non reagisce. È connivente? Nei fatti sì. Si spiega così che nessuno contesti il delitto di associazione mafiosa. Neanche un concorso esterno, che altrove si elargisce con dovizia. È la forza della vecchia politica, che non è mai tramontata, con tutti questi decenni di antipolitica e rinnovamento. De Laurentiis, appena assolto, ha invocato la riforma della giustizia sportiva, che Agnelli-Juventus chiede da tempo. Un gattopardismo da manuale. 

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