Da Santoro all’inizio Travaglio legge dieci
minuti contro Berlusconi. Alla fine Berlusconi lo imita: legge una scheda contro
Travaglio, quindici anni di condanne per diffamazione. In regola col genere, accusa
senza faglie. Meno monotono anche dell’originale. Meno determinato, però: presto
cambia ritmo, come a dire “abbiamo scherzato”, mentre il genere vuole convinzione
e costanza. Gli ascolti rischiano e solo allora Santoro s’indigna - Berlusconi è
già arrivato al 2012.
Berlusconi legge da Santoro una lista di condanne inflitte in quindici anni a Travaglio per diffamazione. Santoro s’indigna quando Berlusconi è già arrivato al 2012.
Milano trova l’unico giorno lavorativo nella
lunga festività per infliggere a Berlusconi una multa di 36 milioni, l’anno, a
vita. Sotto forma di alimenti alla moglie che l’ha ripudiato. Ma quanto deve
mangiare questa moglie?
No, Milano voleva solo rovinare il Capodanno a
Berlusconi. E al solito gli ha fatto un favore: la condanna è meglio delle anfetamine
per la sua campagna elettorale?
Centomila euro al giorno di alimenti, Hollywood
non è stata capace d’inventarseli. È un giudizio o una gaglioffata? Ma di
giudici che non s’immaginano simpatiche.
Nella
impassibilità di Milano.
La
fiction di Bova può debuttare in tv con accuse urlate infamanti di un ex
capitano dei CC, ora colonnello, alla Pubblica Accusa e al Tribunale che lo
giudicano come mafioso di complemento. E far vedere un generale dei CC che
sacrifica il colonnello per tenersi buoni i giudici. Senza reazione, non dei
giudici né dei Carabinieri – nemmeno una perquisizione a Berlusconi (la serie
va su Canale 5). Troppe code di paglia?
Raoul
Bova può dire del cap. “Ultimo” che impersona in tv: “Un simbolo che non sono riusciti
a infangare”. Loro, i giudici di Palermo. Può dirlo un attore, che deve stare
attento a non indisporre il pubblico, nemmeno parzialmente, e non un militante.
Perché è vero, per lui e per tutti?
Torna
a maturare la frattura tra sbirri e giudici degli anni di piombo, i giudici che
favorivano i terroristi – che poi si rivelò vera?
Marchionne
è il miglior manager per il “Financial Times”. Mentre Mucchetti, il giornalista
filo-Volkswagen, anti-Marchionne e anti-Fiat, va a fare la colonna portante del
Pd alle elezioni. Sarà un’altra partita Germania-Italia?
“L’area
del centro-sinistra è oggi quella a maggior tasso di democrazia reale”, scrive
Mucchetti a de Bortoli, per spiegare che “il centralismo dell’antico Pci”, in
virtù del quale lui è sicuro di essere eletto, “non caratterizza più da anni il
regime interno del Pd”.
In
effetti già Togliatti cominciava a essere stufo, della langue de bois.
Lidia Ravera dà dell’“ignorante” a Franca Rame sul “Fatto
Quotidiano” (reiterandolo l’ingiuria sul “Corriere della sera”) per difetto di
antiberlusconismo. Ma Ravera sa leggere? Il giornale per cui scrive, perlomeno.
Però, questo Berlusconi, è proprio un diavolo.
L’idea di Vercesi, sul n. 51 di “Sette”, di adottare “Bella ciao” come inno nazionale, provoca numerose lettere di protesta, articolate. Significa che il “Corriere della sera”, dopo quasi mezzo secolo di dirigenza (ex) comunista, resta il giornale della borghesia. La persistenza è più forte dell’innovazione, nella lettura – o la lettura è un’abitudine.
Scende
lo spread, esplode la disoccupazione.
Titoli così, senza ironia. Con accanto la foto lusinghiera di Angela Merkel, la
victrix.
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