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lunedì 7 gennaio 2013

Secondi pensieri - 129

zeulig

Amore - Sembra a Gor’kij che Tolstòj abbia celato l’amore nell’odio - che non è lo stesso che celare l’odio nell’amore, o si? Tolstòj ha fatto romanzi d’amore, ma non una scena d’amore, dice Gor’kij: “Anna e il bel Vronskij vivono in Italia ma Tolstòj non permette loro di passare una sola notte di luna a Roma, non ci permette di vedere quanto se la spassassero”. Ma questo è ovvio - è un entimema, direbbe Aristotele: inutile caricare il sillogismo di troppe premesse, quando tutti ne sono a parte. La psicologia non costruisce i personaggi ma si costruisce con essi.

L’inossidabile Borges, che pure ha confessato di aver sofferto una volta sola nella sua vita, quando la donna di cui era innamorato lo ha abbandonato, minimizza in tv, nell’intervista per il rpemio Cervantes: “L’amicizia non ha bisogno della frequenza, l’amore sì. L’amore è colmo di ansie e dubbi, un solo giorno di assenza può essere terribile”. Char direbbe, ha detto: “Sopprimere la lontananza uccide”. Ma il contrario è pure vero. L’amore è dunque una questione di frequenze?

Per il superesperto Kierkegaard – oggi avrebbe campeggiato nei talk-show? - “nulla è così frammentario come il matrimonio, e niente meno del matrimonio sopporta un cuore diviso”. Postilla inclusa: “Neppure Dio è altrettanto geloso”. Dunque, l’amore (filosofico) è gelosia.

Complotto - Congiura avrebbe più senso che complotto, filologico e storico, più onorevole. È anzi per alcuni la storia, Francesco Patrizi, o la rivoluzione. “Fra tutte le imprese degli uomini nessuna è grande come la Congiura”, scrive l’abate di Saint-Réa, lo stesso della “Congiura degli Spagnoli contro Venezia”, allievo dei gesuiti: “(Sono) questi i luoghi della sto-ia più morali e istruttivi”. La retorica è politica - così com’è storia e giustizia, là dove modella la storia e la giustizia. E molta politica è retorica, un bel dire - Marx lo scoprì di Machiavelli, che riscriveva Sallustio, “La congiura di Catilina”, o Tacito, che rifece Sallustio. E dunque il complotto è progetto politico, non rivoluzionario.

Democrazia – Il suo demone è il potere assoluto. Nell’esercizio continuo di esorcizzarlo. È come l’eros per i preti, l’amore fisico.

Innovazione  – La scienza, la tecnica, la stessa politica, vogliono innovazione, e anche sovversione – procedono per sovversioni. Mentre “la buona filosofia politica è generalmente opera di conservatori” (Bobbio). La buona letteratura pure. Anche la buona storia, a rifletterci. E dunque?
Le scienze umane sono più conservative, più innovative? La morte è sovversiva o conservativa?

Ironia - Gli Schlegel la dicono la coscienza della nullità del finito

C’è oggi come nel Seicento, anche nel Settecento, uno stacco, per l’atto di fiducia nella civiltà, cioè in se stessi: l’abbandono della fede, sia esso sereno o tormentato, la scienza, l’antropologia o rifondazione della storia, l’ordinamento dei sentimenti, libertà, amore, lealtà. Attraverso l’ironia. L’ironia dissecca, è vero. Sottolineata è censoria, o ridicola.

Memoria - È selettiva (Bergson, Freud). Cioè creativa. A partire dall’atto di rimembrare, o non rimembrare. E obbligata, pure nell’ipotetico uomo senza memoria della fantascienza. Che la esercita comunque, se non altro come sensazione di perdita, oppure allo 0,1 per cento, poiché ricorda di non ricordare.

Povertà – È combattiva, ha una sua dignità.  Da non confondere col bisogno, di chi “non mette insieme i due capi del filo”, o “non arriva alla fine del mese”, a pagare la spesa, la pigione, il mutuo. Questo è una privazione e non una condizione, e demoralizza.
È la configurazione della piccola borghesia, che “non ce la fa”.
La differenza organica tra povertà e bisogno spiega perché questo confluisce nel fascismo, quella nell’orgoglio di classe, antagonista.

Ragione – Non si può dirla, come propende la psicologia, un’evoluzione dell’istinto. L’istinto ce l’hanno gli animali, anche più affinato di quello umano, senza che mai sia “evoluto” verso la ragione, o l’astrazione. I concetti “impossibili” di infinito, eternità, immortalità, che anzi “superano” la ragione stessa.

Sesso – Latita anch’esso ultimamente – gli stessi scandali sessuali stancano più che indignare. Vittima di Freud, del pansessualismo: la fobia ecclesiastica lo proteggeva, la liberazione di Freud l’ha disseccato.

Borges lo esclude dall’etica (“Borges al cinema”, p. 60): “Io affermerei che l’etica non abbraccia i fatti sessuali, se non li contaminano il tradimento, l’avidità o la vanità”. È un fatto animale, di odori, colori, istinti.

Sogno – Non è un fatto o evento, è un ricordo: i sogni sono ricordi di sogni. Che all’istante, al momento del risveglio – i sogni vengono nello stato di dormiveglia che accompagna il risveglio, seppure sottintendano durata interminabile quando non ossessiva  - possono essere circostanziati, e poco dopo si ricordano, se si ricordano, per “punte” (pointes) selettive, immagini o detti, che hanno colpito da sveglio. Sono ricostruzioni, e per questo interpretabili. Non per simbologie artefatte ma come convergenze-insorgenze di ansie, paure, attese, speranze.
Thomas Browne vuole che la memoria impoverisca i sogni. Altri ritengono che il ricordo li migliori, li arricchisca, specie di significati. Borges, il maggiore specialista, li dice “opera di finzione”. Per cui “è possibile che, dopo il risveglio, continuiamo a costruire trame fantastiche, nello stesso modo in cui, successivamente, le raccontiamo”.
Che siamo fatti della materia dei sogni (Walter von Vogelweide, Shakespeare, Calderón) è un’altra cosa. È intesa come una arricchimento, non solo poetico, e lo è. E hissà che non siano stati i sogni all’origine delle cose – delle parole, del linguaggio. Perché molte cose sono quello che sono, l’albero, la foglia, la pietra, il gatto, gli altri uomini, ma molte vanno pensate – viste, decostruite,  ricostruite – o inventate: gli affetti, gli umori, le paure, le speranze. Le passioni in genere e il senso morale.

Verità – Ha molti nemici tra i suoi sostenitori accesi. Gli inquisitori, per esempio, quelli dell’ “io so”, le vestali del “sospetto”, preti in genere e giudici.
Ha avuto paladini più preti-giudici (politici), quelli del sospetto, che preti-preti, quelli di Dio, come si penserebbe.

zeulig@antiit.eu

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