Accumulo - “Le
feste si chiamano l’un l’altra”, dice Canetti in “Masse e potere”, p. 64. Come
le disgrazie. È un’altra casualità, non disgiunta peraltro da razionalità:
l’accumulo. Ma molto “napoletano” - lo scongiuro vi ha una notevole parte: la
vigilanza contro le “cose cattive”, o destino (il “napoletano” non è fatalista,
al contrario).
È un modi di
disporsi della realtà. Ma più della volontà. Denaro chiama denaro, cappello
chiama cappello, è il motore della volontà, non sono movimenti meccanici,
l’attrazione (moltiplicazione) è determinata anche dalla costanza.
Dio – Non si dice nelle religioni
monoteistiche. L’islam vieta di pronunciarne il nome, se non a fini rituali.
Nell’Antico Testamento ha almeno tre nomignoli. Agita invece il cristianesimo,
nelle varie formulazioni dello “spirito” e come forza trascendentale.
C’è un Dio semita e uno “ariano”?
“Non può operare perché è onnipotente e
eterno, non può pensare perché è onnisciente, non può muoversi perché è ubiquo
e già si trova dappertutto” - H.G.Wells. Forse per questo fa il male.
Dio era già un po’ ebreo via Marx, per
cui non possiamo non dirci marxisti. La
Storia, come ogni reale, è simbolo dell’occulto Nome Divino, non c’è un prima
e un poi nella legge ebraica del mondo. I libri storici erano per Maimonide una
perdita di tempo, la quotidiana frequentazione dell’eterno non richiede né
ammette spiegazione storica. In un senso è vero: il mito non è storia arcaica,
è intemporale. Ma in eterno uguali a sé, come si fa? Gli ebrei con Dio si divertono, la storia è il succo della vita.
Lingua – Borges vuole in una sua poesia che le
lingue non si equivalgono, che “ciascuna è un diverso modo di percepire il
mondo”. Non è vero, se non marginalmente.
Però è vero che una lingua delinea un perimetro e conferma la
tradizione, quindi in parte l’idea che la lingua si fa di se stessa.
Realtà – Il principio
chimico di Lavoisier si combina con Krishna quando dice a Arjuna: “L’irreale
non è. Il reale non cesserà mai di essere”.
Ma nulla a che vedere col realismo
filosofico che vuole tornare in voga.
Sesso – Latita anch’esso ultimamente – gli stessi
scandali sessuali stancano più che indignare. Vittima di Freud, del
pansessualismo: la fobia ecclesiastica lo proteggeva, la liberazione di Freud
l’ha disseccato. È un fatto già discusso e non vale tornarci. Ma Borges lo esclude dall’etica
(“Borges al cinema”, p. 60): “Io affermerei che l’etica non abbraccia i fatti
sessuali, se non li contaminano il tradimento, l’avidità o la vanità”. È un
fatto animale, di odori, colori, istinti.
Sogno – Non è un fatto o evento, è un ricordo: i
sogni sono ricordi di sogni. Che all’istante, al momento del risveglio – i
sogni vengono nello stato di dormiveglia che accompagna il risveglio, seppure
sottintendano durata interminabile quando non ossessiva - possono essere circostanziati, e poco dopo
si ricordano, se si ricordano, per “punte” (pointes)
selettive, immagini o detti, che hanno colpito da sveglio. Sono ricostruzioni,
e per questo interpretabili. Non per simbologie artefatte ma come
convergenze-insorgenze di ansie, paure, attese, speranze.
Thomas Browne vuole che la memoria
impoverisca i sogni. Altri ritengono che il ricordo li migliori, li
arricchisca, specie di significati. Borges, il maggiore specialista, li dice
“opera di finzione”. Per cui “è possibile che, dopo il risveglio, continuiamo a
costruire trame fantastiche, nello stesso modo in cui, successivamente, le
raccontiamo”.
Che siamo fatti della materia dei sogni
(Walter von Vogelweide, Shakespeare, Calderón) è
un’altra cosa. È intesa come una arricchimento, non solo poetico, e lo è. E chissà
che non siano stati i sogni all’origine delle cose – delle parole, del
linguaggio. Perché molte cose sono quello che sono, l’albero, la foglia, la
pietra, il gatto, gli altri uomini, ma molte vanno pensate – viste,
decostruite, ricostruite – o inventate:
gli affetti, gli umori, le paure, le speranze. Le passioni in genere e il senso
morale.
Verità – Ha molti nemici tra i suoi sostenitori
accesi. Gli inquisitori, per esempio, quelli dell’ “io so”, le vestali del
“sospetto”, preti in genere e giudici.
Ha a paladini più preti-giudici (politici),
quelli del sospetto, che preti-preti, quelli di Dio, come si penserebbe.
Verosimiglianza – Il
vero non può prescinderne, non può essere inverosimile. Il film “The Reader” racconta
una storia “vera” degli anni 1950, di una donna generosa e semplice che inizia
un ragazzo all’amore, anche per la mancanza in quegli anni di uomini, e si
rivelerà essere una SS di Auschwitz. Doppiamente vera, in quanto il ragazzo sa
che la donna non può essere colpevole del delitto di cui è accusata - e lei
stessa poi si accuserà - che le vale l’ergastolo (non può aver commesso il delitto
perché è analfabeta). Diventa inverosimile, cioè inventato, un romanzo come un
altro, perché le immagini grafiche sono in inglese, l’ “Odissea” e tutti gli
altri poemi e racconti che il ragazzo legge ala donna, si suppone in
tedesco, hanno frontespizi o si aprono
su pagine in inglese. In carcere la donna imparerà a scrivere compitando libri
inglese, e scriverà all’ex ragazzo frasi inglesi. Allo stesso modo non è
credibile il presidente del consiglio Monti eccellente economista, pedagogo e
gentiluomo mentre tutti ne esperimentano gli errori e le non sottili nequizie:
non è più verosimile, non può essere vero.
zeulig@antiit.eu
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