Nella nota a
questa riedizione, in una collezione a lei dedicata, la scrittrice più amata dai
lettori lamenta lo scarso favore critico. Non è un caso unico – Baricco se ne è
lamentato, Ammaniti potrebbe, che la seguono nelle vendite. Ma qui si capisce
perché. Sono racconti puntati sul dolore, fisico (salute, benessere) e morale
(sfruttamento, abbandoni, solitudine, violenza), degli indifesi, per età (bambini,
vecchi), genere (donne), condizione (lavoro, bisogno). Un po’ come “I dolori
del giovane Werther”, che allora mandarono i giovani al suicidio. Forse perché
allora la letteratura era (considerata) una cosa seria – perlomeno in Germania.
Un dolorismo che evidentemente è anche nelle corde di questa Italia – è la
cifra per esempio della Rai, di cui la scrittrice è stata regista. Ma più nel
solco di Mastriani, “La muta di Portici” – anche di “Incompreso”.
Susanna Tamaro, Per voce sola, Bompiani, pp. 191 € 9
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